Poesie


Potrei sfiorarti

perdere la calma

non aver controllo

sono una signora senza

niente, che ha ceduto gli anni

che piange e strepita

con strati di parole da asciugare

per mangiare userebbe le mani

per dormire compra certi sogni colorati

e poi parla con te, che ascolti calmo

infine gridi. Come turbo le ore e i momenti:

ho anni da inghiottire, dici,

ma tu non sei dentro il mio fegato

nel centro del mio cuore

fra un muscolo e l'altro,

nel foro dello stomaco

tu, tu, sei l'orecchio, il timpano,

gola e lingua,e ogni secondo

della vita che non avrei voluto mai.

Le gambe non conosci

né i piedi che hanno scarpe

per non attraversare paesi,

di certe mattine non vorresti il pianto

quelle lacrime sconsiderate

che potrebbero piegarti

non farci caso, dimentica

riesci a darmi le mani

rimangono solo loro

per fermare il senso che difficile

mi assale, e trova lo sgomento.

Anche di notte, sarei da sola

questa ferita, lo slargo che divide

queste parole soppesate

le scuse che ti chiedo

tutto, mio caro, perdo

le dita ad imbrattare

col sangue del mio corpo

un muro che troppo bianco

s' arrende

 


 

Ed era una corsa
bisognava inventare i passi
dire che tutto succedeva
che gambe e braccia e cuore
insieme celavano per lasciare
il posto a quel che fosti

e nel silenzio, nel ritmo inverso
tacemmo e forse per sempre.

Perché tu per primo
decidesti, la marcia si era conclusa
lasciando la riga del pianto
sul volto che vecchio non freme.

Non scalerò pensieri né montagne
non guarderò indietro
estenuata, ti lascerò parlare

perché qualcosa di me
resti.


 

Qui fra le carte finisce
l'ombra di un viso che non hai
ed io che voglio
io che cerco fra le sillabe
il sorriso immobile

avrei dunque le mani carezzate

e invece tutto dura lo spazio
di un giorno che sosta
nella sola tua mente
perché non possiedo il pensiero
quello che di te fa nascere

e oggi che allontano
tu, vile di cuore, con tatto
con parole che dovrei amare
abbassi il capo e niente dai
perché cambi, ancora e ancora.

Di questo corpo avvolto nel vestito
che spiegazzato sembra dormire
di questi capelli scomposti
hai forse pena, ma spingo
e vado là dove non sai

perché resterò sola
della tua corsa rimarrà
il pianto, occhi che chiudo
nella notte nervosa
hai tutto di me

cosa vorresti, adesso?

Letizia Dimartino -

Letizia Dimartino è nata a Messina nel 1953 e vive a Ragusa, dove ha insegnato per molti
anni. Ha pubblicato nel 2001 la sua prima raccolta di poesie, Verso un mare oscuro
(Ibiskos), seguita nel 2003 da Differenze (Manni) e, nel 2007, da Oltre (Archilibri). Il suo
ultimo libro, La voce chiama, è uscito nel 2010 per Archilibri. Sue poesie e recensioni sono
apparse sulle riviste letterarie "Atelier", "Polimnia", "Poeti e Poesia", "Poesia", "Almanacco
del ramo d’oro", "La Mosca di Milano", "Le voci della Luna", "Capoverso". La silloge
Cose, tratta da La voce chiama, è stata pubblicata sull'"Almanacco dello Specchio
2009" (Mondadori).

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