Recensione a "Ogni cosa che tocco è un'astronave"
di Serena Frediani
Recensione a "Ogni cosa che tocco è un'astronave"
Alberto Calligaris
'Round Midnight Edizioni
Narrativa. Pag 336. Euro 10.
Uscita: 10 ottobre 2013
Dovrebbe essere una storia semplice: una giovane libraia, sballata, irrequieta e sognatrice un bel giorno riceve nella libreria dove lavora la visita di un uomo. Somiglia a Kurt Cobain e le mette in mano un oggetto di enorme valore: il reggiseno magico di Sylvia Plath. Chi indossa il prezioso indumento appartenuto alla grande poetessa è in grado di scrivere qualcosa di immortale. In quella mattinata qualunque, Sara inizia l'avventura che ha sempre cercato. Un'avventura che non riguarda solo il recupero dell'oggetto magico, ma attiene soprattutto ai sentimenti, all'amore, all'amicizia, alla fiducia. Un viaggio fino a Bruges, e tanta bella letteratura per contorno. E l'incontro con gli uomini senza scrupoli che rendono pericolosa l'avventura.
Dovrebbe, appunto, essere una narrazione semplice.
Invece, leggendo "Ogni cosa che tocco è un'astronave" si ha la sensazione che ad ogni frase si stia per assistere al disvelarsi di una nuova verità sulla natura dei desideri, delle scelte e dei limiti, e sui rapporti tra esseri umani.
Certamente l'autore pone in essere verità mai dette prima. Versioni non contemplate della realtà, che derivano dai pezzi della vita di chi si pone in basso ma che, da laggiù, non sa dimenticare sogni e sentimenti altissimi. Queste sono le porzioni di verità che esistono per chi possiede la felicità soltanto se è obliqua.
Attraverso questo romanzo si rivelano poco a poco i tasselli della realtà schivata, ammaccata e scomoda di chi vive un'emotività "poco funzionale" al senso comune. La realtà di Sara, ad esempio. E di Negro Wolfe.
Nel palco dell'assurdo, i personaggi sono così coerentemente incredibili da rendere credibile ogni scenario. Anche se in questo sfondo si origina una sequenza di follie, essa affonda radici in tutto ciò che c'è di terrestre.
Da vero scrittore, Calligaris dosa bene la giusta razione di ironia laddove, senza misura, si sofferma con certo compiacimento sui momenti di disfatta e sulle occasioni di bassezza più profonda. Eppure costruisce riflessioni mai prive di elementi di malinconia o di tenerezza struggente. I passaggi magistrali si leggono nello scorrere di espressioni e immagini cariche di poesia e cruda bellezza. Pensieri di una purezza e di una finezza rarissime, che trovano corpo in quello che c'è di più vicino al suolo.
A volte qualcuno tra i sassi trova un cuore. Accade, ma è difficile. È cosa difficile perché la natura dei sassi non è la natura del cuore. Eppure qualcuno tra i sassi trova un cuore. Accade, e mai per fortuna.
Accade perché qualcuno cerca un cuore tra i sassi. (...)
Chi cerca un cuore tra i sassi sa quale cuore sta cercando. Sta cercando un cuore che le faccia sanguinare il labbro, un cuore che possa stringere dentro la mano quando tutto il resto è perso. Chi cerca un cuore tra i sassi cerca un cuore abituato a rotolare tra i sassi, un cuore che si consuma sfregandosi su altri cuori. (...) Ogni cuore è un sasso fino a quando qualcuno lo raccoglie da terra e si meraviglia della forma del proprio cuore.
Il romanzo ci lascia dunque entrare in un mondo sconvolgente con l'autenticità trainata senza filtro dai pensieri e dai dialoghi, che calzano perfettamente la mente di Sara e la sua voce. Pensieri che trovano in lei verità, nonostante gli aspetti eccessivi e morbosi che restano chiarissimi al lettore.
E' una storia che con facilità e voracità si lascia leggere. Ma non è una storia banale. E' un libro dalle tinte forti, un romanzo che attiene a tutte le necessità e fragilità umane, e passa dal sogno all'incubo, dall'avventura alla paura, dalla fuga al ritorno, e dall'odio all'amore. Per tornare al sogno.