Il sentiero dei profumi
di Federica Colantoni
Cristina Caboni (Garzanti)
“Il profumo era il sentiero, percorrerlo significava trovare la strada.”
Elena Rossini ha un dono: sente i profumi, ne vede i colori, ne assapora il gusto, ne percepisce i sentimenti.
Elena è una ragazza semplice, che vive la vita come vogliono gli altri. Abbandonata dalla madre quando era una bambina, si distacca da tutto ciò che le fa provare emozioni. Per questo deve voltare le spalle alla vaniglia, alla rosa, all’iris… a tutto. Ma i profumi si riprendono lentamente il loro spazio nell’anima di Elena, e la conducono attraverso un sentiero alla fine del quale trova l’orgoglio, l’amore e il coraggio di vivere.
Cristina Caboni esordisce con questo romanzo che racconta di una ragazza come tante, di un uomo che fa sussultare e di una storia d’amore che chiunque vorrebbe vivere. Ma Il sentiero dei profumi non è solo una storia romantica. È, prima di tutto, una lezione di vita: attraverso Elena, Cristina Caboni ci insegna a prendere in mano il nostro destino, che mollare tutto e cambiare, quando non si ha più niente da perdere, è possibile ed è giusto. E lo fa con delicatezza.
Delicato, è l’aggettivo giusto per questo libro. A ogni pagina si percepiscono le sfumature della femminilità: sensibile, discreta, elegante, ma anche una femminilità forte, decisa e a tratti egoista.
La profumiera della Caboni ci ricorda un po’ la cioccolatiera della Harris: Elena, creando un profumo, rievoca i desideri sopiti e i sentimenti celati. Vianne, grazie a un profondo intuito e, magari, un pizzico di magia, in quelle pagine di Chocolat, era in grado di leggere i desideri peccaminosi dei timorati abitanti del villaggio di Lansquenet e di sprigionarli con una pralina.
«È per un’occasione importante?» gli chiese allora Elena. L’uomo afferrò la strisciolina di carta con la punta delle dita e la portò al naso. «Sì, molto importante», sussurrò. «Lo aspiri con calma e pensi a ciò che vorrebbe, a quello che le piacerebbe accadesse. Senta se le emozioni sono giuste, o se manca qualcosa.»
Elena Rossini è il perno della storia, ma è il profumo l’indiscusso protagonista. Attraverso Elena, il lettore è in grado di percepire, se possiede una certa sensibilità olfattiva, tutte le note che lo compongono e lo identificano. Le note di testa, di cuore e di fondo sono le sue impronte digitali.
Lo stesso vale per il romanzo.
Le note di testa sono l’inizio, un inizio timido in cui i personaggi cominciano a vivere e il lettore a prendere confidenza con loro e con la storia. È incerto, ma chi legge prosegue intrigato dal sentiero e desideroso di percorrerlo. Arriva alle note di cuore: il fulcro della vicenda coincide con un profondo cambiamento, o meglio con un risveglio di ciò che era sopito, nella natura della sua protagonista.
Eppure quel profumo non lo sentiva più suo. Lo aveva composto lei, certo, e ognuna di quelle essenze l’aveva scelta, testata e decisa personalmente, ma non era più la donna che lo aveva immaginato. Troppo morbido, troppo zuccheroso. Non c’era abbastanza carattere.
Qui la storia entra nel vivo, il lettore passeggia con Elena e Cail per le vie di Parigi e della Provenza alla ricerca di un segreto che è stato celato per molto tempo.
Sfoglia le pagine, una dopo l’altra, senza accorgersene. E scopre infine le note di fondo, un epilogo che unisce tutto ciò che è stato letto e sentito. In questa fine, la storia ha inizio: Elena è finalmente in armonia con i profumi e con se stessa, ha ritrovato la sua natura ed è pronta a vivere. È giunta in fondo al sentiero. Il profumo è completo.
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