Marion Zimmer Bradley, la mamma del fantasy al femminile
di Elena Romanello
Marion Zimmer Bradley, la mamma del fantasy al femminile
Da alcuni anni imperversa in libreria, al cinema e in televisione il genere fantasy, che combina elementi del poema epico e della fiaba, creando mondi più o meno vicini al nostro dove poteri magici e lotte tra bene e male la fanno da padroni, combinandosi con altri generi del fantastico, come il gotico e l’horror.
Nato nell’accezione moderna con autori come Jr. Tolkien, di cui vedremo a Natale l’adattamento cinematografico de L’hobbit, e Robert E. Howard, il fantasy ha vissuto e sta vivendo una stagione di grande successo e considerazione sugli scaffali di librerie e biblioteche, grazie anche all’apporto di numerose autrici, di cui una delle capostipiti e delle più amate è Marion Zimmer Bradley, scomparsa nel 1999 all’età di 69 anni, ma ancora oggi letta con passione, e oggetto di molte ripubblicazioni e rivisitazioni.
Marion Zimmer Bradley è esplosa come fenomeno letterario in Italia nel 1986, grazie all’uscita del best-seller Le nebbie di Avalon, uno dei suoi più famosi e bei libri, ad opera di Longanesi che poi l’ha ristampato varie volte, in varie edizioni di lusso e economiche. Questo ha portato alla proposta in italiano, un po’ come è successo con vari altri autori a cominciare da Dan Brown, di tutti i libri che aveva scritto in precedenza (Marion Zimmer Bradley era attiva dall’inizio degli anni Cinquanta), più di tutti quelli che ha scritto fino alla sua scomparsa, e di alcuni pubblicati postumi per lo più scritti da sue amiche.
La vita di Marion Zimmer Bradley si è snodata tra la vita accademica, come insegnante a Berkeley, la militanza femminista anche nel movimento omosessuale, due matrimoni con due mariti di cui dal primo ha ereditato il cognome Bradley e dal secondo ha avuto due figli, lo scrittore David Bradley e la musicista Moira Stern.
La sua vita letteraria comincia tra gli anni Quaranta e Cinquanta, con la scrittura di alcuni racconti di genere fantascientifico e fantasy che escono sulle riviste del settore: il suo primo romanzo, a metà strada tra la fantascienza e il fantasy, è I falconi di Narabedla, del 1957, uscito da noi a metà degli anni Novanta.
Il ciclo letterario che la fa conoscere negli Stati Uniti, pubblicato da noi poi sull’onda del successo de Le nebbie di Avalon è quello di Darkover, che comprende ventisei volumi, usciti dai primi anni Sessanta a fino a dopo la sua morte, ambientati in un mondo remoto nello spazio, su cui secoli prima è caduta una navicella con alcuni astronauti terrestri. Gli astronauti si sono mescolati alla popolazione locale, creando anche nuove creature ibride, in una società in cui la magia ha un ruolo di prima importanza e dove esiste una stirpe di sacerdotesse e amazzoni. I libri della serie di Darkover sono per lo più autoconclusivi, e si svolgono in varie ere della storia di Darkover, mondo più vicino agli universi fantasy che a quelli fantascientifici, che attraversa vari periodi di pace e guerra, in una ricostruzione di un mondo remoto in cui spesso le donne sono grandi protagoniste, caratteristica di tutte le opere dell’autrice e in definitiva sua grande innovazione nello sdoganare un genere che era visto come simbolo del più bieco maschilismo.
Le nebbie di Avalon dà vita poi ad una serie di libri, che si inseriscono in una linea temporale anteriore alla vicenda narrata, che racconta in chiave femminista e matriarcale la storia di Re Artù, vista dagli occhi di Morgana, la sorella di solito vista come cattiva, che diventa una sacerdotessa della Dea Madre, detentrice di un antico sapere minacciato e in mano alle donne. Dopo Le nebbie di Avalon escono Le querce di Albion, che racconta l’incontro tra la cultura dei Celti matriarcali e dei Romani patriarcali in una leggenda che ispirò anche la Norma di Bellini, La signora di Avalon, che unisce i giorni dell’Impero di Roma a quelli di Merlino attraverso le sacerdotesse di Avalon e La sacerdotessa di Avalon, che racconta la storia di Elena, madre di Costantino. Non era direttamente legato alla storia di Avalon ma lo è diventato in una linea temporale poi stabilita dopo la morte dell’autrice Le luci di Atlantide, storia del matriarcato nell’antico continente, poi legata al mondo di Avalon da L’alba di Avalon, uno dei libri usciti postumi. In tempi recenti sono usciti due romanzi completati da Diana L. Paxon, e cioè La spada di Avalon, che racconta la creazione della spada Excalibur, e La dea della guerra, storia della regina degli Iceni Boudicca, che affrontò l’esercito romano.
Marion Zimmer Bradley si è cimentata poi in diversi altri romanzi, tutti abbastanza interessanti: diverso dalle sue corde ma avvincente risulta essere il ciclo delle Avventure del paranormale, giunto da noi negli anni Novanta sull’onda del successo di telefilm come The X-Files (citato in uno dei libri), incentrato sulle battaglie tra magia nera e magia bianca, con sempre al centro dei personaggi femminili interessanti, in un contesto di realtà fantastica contemporanea. Qui c’è qualche punto di continuità in più tra le storie raccontate e vari personaggi ricorrenti e il ciclo si può ricondurre a tre romanzi scritti tra anni Settanta e Ottanta, e cioè Dark Satanic, L’erede e Witch hill e una quadrilogia degli anni Novanta, Spirito di luce, Magia di luce, Tenebra di luce e Cuore di luce.
Un altro suo romanzo molto intrigante è La torcia, in cui racconta la guerra di Troia dal punto di vista di Cassandra, la principessa troiana veggente mai compresa, e in cui il ruolo delle Amazzoni, popolo mitico ma pare realmente esistito di donne guerriere ha un ruolo fondamentale. Curioso e in linea con un discorso di fantasy in cui le donne sono protagoniste è la serie del Giglio nero, che Marion Zimmer Bradley scrive a sei mani con le colleghe Andre Norton e Julian May, raccontando le avventure di tre principesse di un reame fantasy alla ricerca della propria identità.
L’attività di Marion Zimmer Bradley si estende anche a quella di curatrice di antologie letterarie per la promozione di autori e soprattutto autrici fantasy: queste antologie, da lei curate, sono uscite tra gli anni Ottanta e Novanta. Alcune erano incentrate sul mondo di Darkover, che l’autrice chiedeva di reinterpretare, altre, quelle della famosa serie Sword and Sorceress (reinterpretazione femminista del vecchio Sword and Sorcery, motto del fantasy tradizionale, invece che spada e stregoneria, spada e strega) raccoglievano storie di vario genere nell’ambito del fantasy e hanno rappresentato la palestra per autrici poi famose come Mercedes Lackey e Laurel K. Hamilton.
L’interesse della Bradley è stato quello di prendere un genere che era letto essenzialmente dal pubblico maschile come il fantasy, basato su muscoli e lotte e dove le donne avevano un ruolo, se c’erano, puramente decorativo e di oggetti, e di renderlo fruibile ed amato dal pubblico femminile, parlando delle tematiche forti del femminismo dagli anni Sessanta in poi, l’autodeterminazione, l’indipendenza, l’omosessualità, la riscoperta del femminino antico tra Amazzoni e streghe, ma in maniera comunque mai erudita e noiosa. Marion Zimmer Bradley ha ispirato tutta questa ondata di autrici a lei contemporanee o di generazioni più giovani, da Ursula K. Le Guin a Jacqueline Carey, e ha spinto gli autori uomini di fantasy a inserire personaggi femminili interessanti, basti pensare ai romanzi di un Terry Brooks o di un Neil Gaiman.
I suoi romanzi, ormai un must sugli scaffali delle appassionate e appassionati di fantasy, portano in mondi fantastici, metafora dell’oggi e riletture di passati gloriosi e spesso dimenticati, creando avventure e passioni con donne che entrano nell’immaginario delle eroine della letteratura popolare contemporanea. Se si vuole capire l’impatto del genere fantasy e delle sue donne non si può non leggere Marion Zimmer Bradley.
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