Memorabili percorsi di città
di Marcella Elia
Memorabili percorsi di città
Trovo irresistibili le città, con le loro strade e gli angolini più caratteristici, i loro aspetti più intrinseci, “fisiologici”, le loro consuete frequentazioni. Quanto fascino nell’avvicendarsi delle stagioni quando si vestono dei colori che la natura gli dona o si agghindano dei luccicori più fantasmagorici di cui l’uomo è artefice. Nei giorni di festa congestionate da voci, rumori, immagini e colori cedono il posto alle atmosfere meno magiche e incantate, ma più veritiere, della consuetudine quotidiana. D’estate le meno cliccate del web si svuotano lasciando i riflettori puntati sui luoghi di vacanza, mentre le più quotate delle stagioni invernali, al primo fioccare della neve, diventano mete ambite da trepidanti sciatori.
Un cuore palpita in ogni città, con i suoi itinerari più ricercati o meno popolari, i suoi lati più allegri o più oscuri, le sue tradizioni e i suoi misteri, a volte città amica, confidente, custode di gioie e dolori, mentre altre città nemica, ostile, che ispira diffidenza e paura.
Da sempre le strade delle città hanno rappresentato una forza di attrazione inspiegabile specialmente per artisti, poeti e scrittori in cerca di ispirazione o di evasione dalla nebbia dei pensieri. Così anche i protagonisti delle loro opere hanno appreso dai loro randagi “genitori” tutto il fascino del bighellonare, lasciandosi trasportare dal rumore dei loro stessi passi sul selciato, dal vociare della calca tutt’intorno o dal roboante caos del traffico, sottofondo ossessivo e ipnotizzante che ti entra nel cervello come il ticchettio di un orologio.
Tanti sono gli esempi nella letteratura internazionale dove spesso la capitale diviene un tutt’uno con le trame e l’intreccio di poesie, romanzi e racconti, ergendosi talvolta a protagonista assoluta dell’opera. Protagonista o semplice sfondo che sia, la città con le sue zone monumentali e i luoghi più prosaici, spesso rappresenta una fuga da una dimensione privata che non ha il sapore di focolaio domestico, evasione da un nido troppo stretto e soffocante; altre volte è luogo di riscoperta dell’essenza del proprio io, e l’aggirarsi per le strade un lasciarsi trasportare dal fluire incontrollato dei pensieri, dimentichi del percorso fatto. Alla calura del sole cocente, sotto una pioggia scrosciante o nella magica e ovattata atmosfera della città sommersa dalla neve i protagonisti di opere memorabili tracciano i loro percorsi assaporando l’essenza dei luoghi e costruendo le loro storie che si intrecciano al destino della città.
Esempio straordinario nella letteratura mondiale che mi è molto caro è la città di Pietroburgo, la città voluta da Pietro il Grande, sorta come per magia sulle paludi, eroina incontrastata di volumi di storia letteraria, la città fascinosa della Nevà, dei lungofiume di granito, delle isole e dei canali, così incantevole alla luce delle notti bianche, eppure perennemente dominata della furia degli elementi e dalla presenza imponente e minacciosa del “Cavaliere di bronzo”. Quante anime ha entusiasmato o deluso, quanti figli ha accolto in seno nel labirinto delle sue sorprendenti viuzze consolandoli o portandoli alla disperazione, come il povero Evgenij di Puškin che trova la morte dopo essere stato inseguito dal verdognolo cavaliere metallico. Come non pensare all’indimenticabile protagonista di Delitto e castigo, Raskol’nikov e al suo vagare negli angoli più sordidi della città con i suoi lezzi maleodoranti e il brulichio di folle anonime, cloache, ubriachi, “folli in cristo” e suonatori d’organetto. O alla fantasmagorica e diabolica Pietroburgo di Gogol’ dove, con un gioco grottesco, il mondo si rovescia, la realtà perde i suoi riferimenti consueti e tutto può accadere alla luce arcana dei suoi lampioni: ed ecco un naso agghindato in grande uniforme passeggiare per la città, un ritratto prendere vita e il fantasma di un povero impiegato aggirarsi per le strade per rubare cappotti. Rivale incontrastata della “Palmira del nord” è l’altrettanto amata e odiata Mosca, la capitale storica della “Santa Madre Russia”, custode della più autentica anima russa, la città un tempo di legno con le sue cupole dorate da Mille e una notte e le sue stradine tortuose percorse da vecchie contadine che, con i loro fazzoletti variopinti, assomigliano a delle matrioske. Eppure la mitica e tradizionale Mosca, al tempo della Nep, ci mostra un paesaggio urbano dalle tinte sgargianti, tappezzato da cartelloni pubblicitari, vistose insegne dei negozi e panorami rosso fuoco. È la Mosca de Il Maestro e Margherita di Bulgakov visitata dal diavolo che, apparso ai famosi stagni Patriaršie all’inizio del romanzo, con tutto il suo seguito bizzarro e improbabile, genera scompiglio nei luoghi consueti della mitica “Terza Roma” rendendoli sede di eventi fantastici ed episodi di magia nera.
È tra le meandri di una Londra fuligginosa dell’epoca vittoriana che l’orfano Oliver Twist consuma le sue disavventure in quartieri malfamati, nella realtà degli slums, al baluginio di luci gas, tra i fumi e gli stridori dell’industrializzazione portatrice di ingiustizie sociali, in mezzo a bambini cenciosi, mendicanti, ubriachi e venditori ambulanti, sottobosco notturno della Londra di numerosi romanzi di Dickens. Londra è anche la città in cui amava immergersi Virginia Woolf, proprio come la signora Dalloway del suo omonimo romanzo che, nel percorrere il suo itinerario per la città scandito dai rintocchi del Big Ben, circondata da una folla eterogenea e meravigliose vetrine di negozi, non fa altro che ripercorre luoghi e tempi della sua memoria. È proprio a Londra che la mente di Dorian Gray genera il suo folle piano stringendo un patto con il diavolo. È Londra il teatro delle irrisolte efferatezze di Jack lo Squartatore
nel quartiere degradato di Whitechapel e delle acute indagini del mitico detective Sherlock Holmes, che con il suo fedele Watson vive al numero 221B di Baker Street.
Quanti autori hanno celebrato il fascino di un’altra città incantevole, Parigi, città dalle molteplici sfaccettature e dominata da uno spirito romantico tanto quanto ribelle, che, con il suo aspetto elegante, monumentale, e quello più bohemien con i caffè e i localini all’aperto, il quartiere di Montmatre, le passeggiate sul lungo Senna, ha ispirato l’arte di Baudelaire, Zola, Balzac, Hugo, soltanto per citare qualche nome; innumerevoli raffigurazioni ha ispirato la metropoli per eccellenza, New York, la Grande Mela, da quella introspettiva con il suo sapore detective dipinta da Paul Auster a quella polifonica realizzata a ritmo di jazz dalla penna straordinaria di Toni Morrison; e ancora gli incontri di Ripellino nel suo vagabondare per l’affascinante “Praga magica”…
…Infiniti gli esempi, temi e intrecci che si ripetono o si differenziano nel tempo rendendo le città letterarie immortali, ogni epoca con un suo affresco, una sua dimensione, un particolare dominante. Come sarebbe bello poterle ripercorrere tutte e leggerne i diversi volti raccontati nei testi letterari ad opera di scrittori di ogni tempo e ogni luogo riscoprendone storie, segreti, miti e leggende.