In Viaggio
di Laura Caselli
Movimenti esterni ed esteriori, geografie che a volte ci corrispondono, altre volte, invece, ci risultano estranee. Ma l’importante è muoversi, dentro e fuori di sé….
“Laura, chelovek mnonogramnyy, kak almaz!” mi disse una volta Vasilij, il tassista moldavo che mi accompagna a Sheremetyevo ogni volta che si presenta un viaggio di lavoro in una città della Federazione Russa. “Persona poliedrica come un diamante”… Spesso ripenso a quella definizione.
È da quando avevo tredici anni che viaggio. Iniziai con la “classica” Inghilterra, per un corso estivo di inglese. Ed è da quando avevo tredici anni che mi interrogo sui motivi di questa mia continua ed insaziabile voglia di studiare lingue, viaggiare, cercare, scoprire. Basta la prenotazione di un aereo per aprirmi il cuore, basta tornare da un viaggio, ovunque esso sia, lontano o vicino, lungo o corto, da sola o in compagnia, per lavoro, studio o svago, per sentirmi appagata. O per lo meno in parte…
Inizialmente pensavo che la motivazione alla base della mia voglia di viaggiare fosse di tipo meramente causale: amo le lingue, quindi devo andare nel paese dove si parlano le lingue che amo e studio per impararle meglio. Punto. Poi nel tempo ho capito che le lingue non sono, per me, il fine ultimo, bensì il mezzo: non viaggio per studiare le lingue, ma studio le lingue per viaggiare e vedere davanti a me nuovi orizzonti dischiudersi, scoprire punti di vista finora non considerati, non per mio volere, ma semplicemente perché da sola la mia mente non era stata in grado di “raggiungerli”. In ciascuno di noi esistono diverse sfaccettature, come in un diamante: in alcuni, esse si presentano in misura maggiore, in altri, in misura minore; alcune sono più sviluppate, altre appena accennate.
Sta a noi decidere come vogliamo diventare o essere, e il miglior modo per scoprirlo, a mio parere, è il confronto con gli altri. In quanto persona tremendamente razionale, procedo spesso (per non dire sempre) in maniera “scientifica”: se si fa un esperimento per provare un’ipotesi, non basta farlo soltanto una volta per avere risultati certi; allo stesso modo, non posso basarmi su opinioni di una cerchia ristretta di persone, magari sempre le stesse, per dire “Gli aspetti di me in cui mi identifico sono questi”. In tutta probabilità, se si ha un confronto sempre e solo con quelle determinate persone, rischiamo di illuderci di voler incarnare quelle sfaccettature che crediamo formino la nostra persona, semplicemente perché quel gruppo di persone non è sufficiente per farci conoscere o sviluppare le altre parti che vivono in noi.
In questo senso le lingue aprono nuove porte: più lingue sai, più è possibile comunicare con persone “diverse” da noi, più si hanno opinioni e punti di vista che da soli non avremmo considerato, più ci rendiamo conto quali molteplicità vivono in noi, quali vogliamo rimpicciolire e quali vogliamo sviluppare e far prevalere. Anche solo parlando con qualcuno siamo in grado di dire “Vorrei avere il suo coraggio/entusiasmo/…” oppure “Mai vorrei essere come lui”. Credo che questo sia fondamentale soprattutto per le persone (io per prima) nelle quali convivono opposti.
Indubbiamente è più semplice non porsi problemi e illudersi che sia giusto diventare come la massa di persone che ci stanno intorno, una massa dove in ogni individuo prevalgono le stesse identiche sfaccettature di comodo. Già…è più semplice, perché analizzarci è faticoso, richiede impegno, sforzo e soprattutto sacrifici quotidiani. Non è stata certamente una passeggiata adattarsi alla burocrazia tedesca maledettamente rigida, che non ammette nessuna eccezione, quando andai a studiare all’università di Germersheim. Non mi sono affatto sentita rassicurata, le prime volte che presi i mezzi pubblici a San Pietroburgo, quando scoprii che la puntualità e il rispetto del codice della strada (dico solo che a volte mi sono vista passare davanti la vita…!) non sono priorità in Russia. E nonostante tutto preferisco fare sacrifici e mandar giù bocconi amari, perché sono proprio questi che mi hanno permesso di scoprire la mia parte inquadrata, rigorosa e severa – identificandomi, in parte, con la Germania – e la mia parte esattamente opposta: caotica, che vive alla giornata e che ammette eccezioni in tutte le circostanze – ovvero ciò che mi permette di sopravvivere in Russia. Ancora mi resta da capire quale delle due parti vorrei prevalesse in me.
Viaggiare, e soprattutto lavorare e vivere la quotidianità di un altro Paese, non soltanto serve a conoscere più persone con le quali confrontarsi, come già detto, ma anche a farlo con se stessi, è utile per mettersi alla prova, per vedere come si reagisce di fronte a situazioni non calcolate e che in un altro ambiente non si sarebbero presentate.
Anche se essere paragonati a un diamante è certamente lusinghiero, mi auguro che i miei viaggi e le mie ricerche mi portino a trasformarmi in un cubo, dove non convivono più tantissime sfaccettature tutte egualmente sviluppate, come in un diamante, bensì che prevalgano quelle che fanno di me la Laura che voglio essere e che sono contenta di essere, senza rimpianti, rimorsi e frustrazioni. Chissà, magari invece scoprirò di voler rimanere un diamante e continuare a viaggiare e cercare…