Il coraggio del vuoto
di Elena Miano
Nel 1963 la prima donna viene lanciata nello spazio. Si chiama Valentina Tereskova, è russa, all’epoca aveva solo ventisei anni e una gran dose di audacia. L’abbiamo incontrata, a pranzo, proprio qui, in Italia.
di Elena Miano
Una donna. La prima donna. La prima a fare una cosa difficile anche per un uomo: essere scagliata nell’infinito del cielo. Esattamente il 16 giugno 1963 questa giovane pioniera viene lanciata per una missione nello spazio di quasi tre giorni a bordo di Vostok 6, dalla base di Bajkonur in Unione Sovietica. La storia di questa intraprendente “viaggiatrice” ha inizio con la passione per il paracadutismo, che comincia a praticare già ventenne. Qualche tempo dopo viene a sapere che la scuola per diventare cosmonauti ha aperto le selezioni anche alle donne. Quando la sua domanda viene finalmente accolta, insieme ad altre quattro compagne, ha inizio la sua durissima preparazione, che la vedrà prima donna al mondo a bordo di una navicella. Valentina ha solo 26 anni, coraggio da vendere e una sconfinata ammirazione per Gagarin.
Il seguito è noto, lei stessa lo ha rivelato solo recentemente: fu un volo difficile e segnato da una grande fatica fisica. Dopo quella incredibile avventura Valentina continua ad arricchire la propria esperienza lavorando a stretto contatto con i suoi colleghi , ma collaborando attivamente all’emancipazione femminile. In seguito verrà eletta membro dell’Alto Soviet diventando presidente del Comitato Donne dell’Unione Sovietica.
Penso a tutto questo mentre mi preparo ad incontrare Valentina Tereškova per pranzo. Incontrarsi a tavola accorcia le distanze, pone la conversazione su piani meno costruiti, più amichevoli. E visto che luogo e menu sono promettenti, con la mente affollata dalle domande vado all’appuntamento.
La vedo arrivare e subito mi colpiscono la fierezza, lo sguardo e la forza che trasmette. Occhi tanto chiari da essere quasi trasparenti, che immagino possano diventare gelidi al momento opportuno. Allo stesso tempo è gentile ed affettuosa con gli amici che oggi sono con lei.
Cominciamo a chiacchierare davvero mentre beviamo il caffè e scopro che questa donna da record quando era bambina sognava di diventare macchinista: “Dalle finestre di casa vedevo la ferrovia ” mi dice” e guardavo convogli lunghissimi che passavano per arrivare chissà dove: in quei momenti sognavo di guidare il treno per partire e andare anche io lontano “. Non voglio però chiederle del suo lavoro: mille domande che in mille le avranno già posto. Quindi, visto che siamo a tavola, le chiedo qual è il cibo che la riporta immediatamente indietro nel tempo: “ Mia nonna cucinava per tutti, era tempo di guerra e non avevamo molte risorse ma le sue patate alla panna acida sono un ricordo nettissimo ed indimenticabile. Adesso i miei gusti sono cambiati: viaggio molto, in tutto il mondo e sono molto curiosa. Assaggio tutto: mi piace conoscere sapori e cibi nuovi e diversi.” E così scopro che questa signora dello spazio ama in particolare il pesce, soprattutto se cucinato in modo semplice, con i sapori e gli aromi tipici della cucina italiana: pomodori, basilico, origano. E poi la pasta al tonno. Ride mentre me lo racconta: “ Per voi italiani è una ricetta fin troppo semplice”. Valentina ha un legame particolare con l’Italia, come mai?
“Perché la cultura italiana e quella russa si assomigliano per molti aspetti e i due popoli hanno caratteristiche simili, sensibilità per l’arte e la musica. Come dimenticare Del Monaco e Pavarotti? Mi piace il vostro paese per l’apertura del vostro carattere. E anche la cucina è importante per la conoscenza.”
Conoscenza significa uscire, guardarsi intorno, non fermarsi alla prima occhiata, sfumare stereotipi preconcetti, andare sempre un po’ più in là. Come Valentina, che sogna di poter andare su Marte.