Frammenti di una blogger
di Marina Bisogno
“Frammenti del tredicesimo mese” è il blog di Elena Petrassi, addetta alla comunicazione e scrittrice. In questo luogo virtuale e umanissimo la Petrassi non può fare a meno di raccogliervi lacerti di libri, poesie (anche sue), passaggi narrativi con l’effetto di una saetta.
Frammenti del tredicesimo mese per vivere attraverso la rivelazione delle parole anche il tempo materialmente inesistente?
Frammenti del tredicesimo mese è il titolo del mio primo romanzo e del mio blog. Il tredicesimo mese è il tempo della narrazione, quello dove i frammenti della memoria si ricompongono, come quando una lama di luce attraversa la penombra di una stanza e il pulviscolo sospeso nell’aria inizia a danzare. In quel ritmo, nel ritmo della parola scritta sta il mistero che dà vita all’esperienza. Le parole sono alla fine di quel che abbiamo vissuto e le parole sono all’inizio di quel che vorremmo vivere. Ricordo e immaginazione sono le due rive del mare dell’esistenza, le parole sono il ponte, la nave, ma anche le onde, i gabbiani e il vento che li sospinge.
Ha curato la biografia di scrittrici straordinarie, che hanno, il più delle volte, pagato con la vita il loro talento. Mi dica, (sorrido ironica) ha una predilezione particolare per le “incomprese” di tutti i tempi?
“Incomprese” non è proprio l’aggettivo che mi viene in mente quando penso alle scrittrici che amo. Per l’Enciclopedia delle donne ho scritto sino ad ora sei voci ed altre ne sto scrivendo. Sylvia Plath, Anne Sexton, Virginia Woolf, Agota Kristof, Katherine Mansfield, Marie Cardinal sono appunto alcune delle mie scrittrici più amate. Non ho solo letto le loro opere letterarie, ma anche i diari, gli epistolari, le biografie, i saggi critici che sono stati loro dedicati. Il “Diario di una scrittrice” di Virginia Woolf è stata una rivelazione, l’ho letto a diciannove anni e ho capito che il mio scrivere appassionato e leggere furioso, erano i sintomi di una vocazione. Incomprese sono forse state le donne contemporanee delle scrittrici di cui a mia volta ho scritto. Tutte loro, invece, hanno trovato le parole per dirlo, come scriveva Marie Cardinal, e sono per me figure emblematiche dell’epoca in cui hanno vissuto e lottato per affermare la propria arte, la propria visione del mondo.
Poesia, narrativa, giornalismo e comunicazione: percorre tutti i confini della scrittura, con in mano il fil rouge di tutto. Come cambia il suo approccio con la penna durante le ore, i giorni? e come si è evoluto negli anni?
Ho scritto il primo racconto a tredici anni, vincendo anche un concorso letterario di un quotidiano milanese, a quindici la prima poesia. E non mi sono più fermata. Le recensioni e gli articoli li ho scritti per passione e piacere, non per professione, per condividere una scoperta, un’emozione ma anche dubbi e domande. I libri sono arrivati dopo anni di letture e di lavoro intensi e appassionati. La comunicazione aziendale è la mia attuale professione che sto ancora scoprendo e ogni giorno imparo cose nuove, non mi annoio mai. Alla comunicazione ci sono arrivata proprio perché la scrittura è sempre stata la mia vita parallela, la mia vita notturna. Anche quando potrei scrivere di giorno, magari durante le vacanze, le ore della scrittura sono quelle serali e notturne. Non ho la televisione e non la guardo, uso internet con moderazione, per fare ricerche, scrivere sul mio blog e leggere quelli che seguo. I giornali e i libri preferisco tenerli in mano e sfogliarli, sentire la consistenza della carta e l’odore dell’inchiostro. Scrivo tutti i giorni e così come leggo più di un libro alla volta, scrivo cose diverse nello stesso tempo. Prima di scrivere rimugino molto, poi scrivo con concentrazione assoluta, mi è capitato di restare seduta alla scrivania, o al tavolo della cucina che in realtà prediligo, anche dodici ore senza alzarmi mai. Con la stessa concentrazione poi mi rileggo, a volte ad alta voce, a volte leggendo a un amico carissimo, che ha un orecchio assoluto per le parole, ed è un poeta straordinario: Danilo Bramati. E dopo le riletture correggo e limo, ma sempre lavorando sulla carta. È raro che i miei testi nascano sul computer o sulla vecchia Olivetti dove ho imparato a pigiare i tasti da bambina. Ho bisogno della carta, dell’inchiostro, del fruscio della penna che scorre, dei fogli che si ammucchiano sul tavolo. Le poesie le scrivo su quaderni americani con la copertina marmorizzata bianca e nera, e inchiostro turchese. I racconti e i romanzi su fogli formato A4 azzurri o bianchi. Le citazioni le copio su quaderni di tutti i tipi, ne ho ormai diverse decine ed è anche per questo che ho iniziato a copiare sul blog tutte quelle che ho accumulato.
A bruciapelo: a scrivere s’impara? se sì, come?
A scrivere si impara scrivendo, ma soprattutto leggendo. Nel 1984 ho partecipato al primo corso di scrittura creativa mai tenuto in Italia da Raffaele Crovi al Teatro Verdi di Via Pastrengo a Milano. Lì ho conosciuto altre persone di tutte le età che volevano diventare scrittori e per i motivi più diversi. Soprattutto ho conosciuto lo scrittore Giuseppe Pontiggia con cui ho seguito un altro corso l’anno successivo. Ci andavo per il piacere di ascoltarlo, perché lui ci faceva leggere e non scrivere ed è stato il primo scrittore che dopo avere letto le mie poesie e racconti giovanili mi ha detto: “se scrivere è quello che vuoi, fallo, perché hai stoffa, hai talento”. Mi sono tenuta in tasca la sua benedizione come una sorta di talismano e nonostante una volta mi avesse rimproverato che mi divertivo troppo nello scrivere, cosa che è tutt’ora vera, è lui che mi ha fatto capire quanto lo scrivere sia un lavoro duro e solitario, quando al suo laboratorio ci ha mostrato, spero di ricordare il numero giusto, le sette versioni del suo romanzo “La grande sera”.
Domani può lasciare tutto, scappare, leggere e scrivere per giorni tranquilla. Dove scappa?
Non ho mai avuto il desiderio di lasciare tutto e scappare. Però mi piace immaginarmi, e appena posso lo faccio, in riva al mar Mediterraneo: riviera ligure, Costa Azzurra, mar Ionio. O anche a Orta San Giulio, sul lago omonimo. Vicino all’acqua mi sento a casa e il rumore delle onde accompagna il mio scrivere. Ma amo anche Milano, per questo ho deciso che fosse la sua voce quella narrante dei Frammenti del tredicesimo mese.
Elena Petrassi: Scrittrice e poetessa, vive e lavora a Milano dove si occupa di comunicazione aziendale. Ha pubblicato con ATì Editore il romanzo “Frammenti del tredicesimo mese” (2007) la cui voce narrante principale è la città di Milano e la raccolta di poesie “Figure del silenzio” (2010) Con Moretti&Vitali le raccolte di poesia “Il calvario della rosa” (2004) e “Sillabario della Luce” (2007). Nel 2012 uscirà il secondo romanzo “In giornate identiche a nuvole”. Organizzatrice culturale, ha animato per anni le attività culturali della libreria Utopia – in particolare con la rassegna “Poesia e Filosofia”. Collabora alle riviste “Poesia” e “FOR - Rivista per la formazione dell’Associazione Italiana Formatori” dove con lo scrittore e formatore Dario Arkel sta leggendo ed esplorando in chiave formativo-pedagogica alcuni grandi scrittori e poeti tra i quali: Hillesum, Tolstoj, Roth, Appelfeld, Woolf, Plath, Biamonti, Bramati, Rilke, Mansfield, Camus.
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