Uno spazio da sogno. Di carta.
di Barbara Colocci
Tiziana gestisce una libreria dal nome molto evocativo: Il Mercante di storie. Si trova a Osimo, nella provincia marchigiana. Un luogo in cui i racconti narrati nei libri si incrociano con quelli dei clienti…
Il mercante di storie, un nome bellissimo. Come ti è venuta questa idea? E quella della libreria?
Il nome in realtà, è venuto a mio marito, lui è molto bravo in questo. Ci ha pensato un po’ e poi eccolo! Per quanto riguarda la libreria, invece, era dai tempi di Siena, lì ho frequentato l’università, che mi girava per la testa. Ma sai sembrava un miraggio, discorsi fatti tra studenti in cui ci si propone di stare insieme anche dopo l’università, aprire un locale, un bar, una libreria. Poi la vita mi ha portata nelle Marche, dove mio marito è stato trasferito per lavoro. Ho trovato un lavoro anche io, ma quando dopo due anni sono rimasta incinta, mi hanno subito mandata in maternità. Non essendo abituata a non fare nulla, appena mi si è presentata la possibilità l’ho colta al volo! Un piccolo locale su due piani, con il soffitto affrescato, in centro, anche se non centralissimo mi è sembrato il posto ideale. E così il 25 ottobre del 2008 ho inaugurato e mi sono lasciata travolgere da questa folle impresa. Ovviamente ho lasciato il lavoro a tempo indeterminato, mi sono licenziata.
Fare libri oggi, una sfida continua. tu come la vivi?
Sono consapevole che il mondo dei libri non sia facile, Come dici tu è una sfida continua. Ogni giorno si combatte. Si combatte contro le catene che fanno offerte sfacciate e che io non posso permettermi. Io acquisto i libri con un banalissimo sconto del 25%, come posso fare il 15, il 20??? Si combatte contro la crisi, che ovviamente porta le persone a fare delle scelte. Si combatte perché quello in cui lavoro è un centro storico e come tutti i centri storici vive un momento difficile. Ci sono giorni in cui penso che la gente si sia dimenticata di questo incantevole paese che è Osimo. Ma penso anche che tutto stia per cambiare, che la gente presto tornerà a riscoprire le cose semplici, le città, i parchi, i libri, abbandonando quello che è lo stile di vita condotto finora. È triste vedere la domenica pomeriggio la gente nei centri commerciali. L’ultimo libro di Mauro Corona si apre con una frase di Susan Ertz che mi sembra davvero bella: ” Sono milioni quelli che desiderano l’immortalità e poi non sanno che fare la domenica pomeriggio se piove”. La gente ha perso tanto e bisogna aiutarla a riscoprire cosa gli manca. La domenica pomeriggio la libreria è quasi sempre aperta, ci sono incontri, laboratori per i bambini. Certo non sono in tantissimi a partecipare, ma presto lo saranno!
Chi sono i tuoi clienti abituali? Come coltivi il rapporto con loro?
I miei clienti abituali sono di diversi tipi. In primo luogo i bambini e i ragazzi. Ho un vasto settore dedicato a loro. Contro tutte le statistiche e gli studi su quanto spazio dedicare ad ogni settore, ho scelto di dargli molta importanza e ho avuto ragione. Poi ci sono i grandi lettori, quelli che mi ordinano i libri e aspettano con pazienza che arrivino, che leggono autori impegnati o di nicchia. Ci sono quelli che guardano le classifiche o i programmi televisivi dove i libi vengono presentati e si fidano cecamente. Ci sono quelli che non hanno la più pallida idea e si affidano a me. Per fortuna va quasi sempre bene.
Che criteri scegli per esporre i libri? come sai, spesso negli scaffali in vista si trovano solo “i soliti noti”…
Diciamo ce il tempo è sempre poco, dedicarsi all’esposizione è importantissimo ma difficile. Parto dal presupposto che” i soliti noti” la gente li chiede, i libri belli ma meno noti devono essere messi in evidenza. Un po’ come è successo per le “50 sfumature”, le tenevo nell’ultimo ripiano, a terra praticamente, ma nessuno ci ha fatto caso. Chiedevano.
Quali sono i libri che hanno segnato delle svolte nella tua vita?
Devo dirti che la mia passione per la lettura è nata tardi. Ho avuto una bellissima infanzia, ma non ricordo nemmeno un libro in camera mia. Un paese piccolo, senza una libreria né una biblioteca. Sicuramente senza la cultura del libro. Avevo tanti giochi, ma nemmeno un libro. All’università la mi a compagna di casa aveva letto Shining di King, quello è stato il mio primo libro. Ho poi abbandonato quel genere che mi provocava notti inquiete e, come tanti mi sono innamorata di Marquez, Cent'anni di solitudine è stato il primo libro che ho letto di lui, poi Pennac, un po’ un classico.
Mi racconti qualche episodio, accaduto nella tua libreria, che ti è rimasto impresso?
Ma adesso non saprei, sicuramente accadono tante piccole cose che ti fanno riflettere, altre che ti fanno sorridere, gente che entra pensando di essere in una libreria commerciale e di trovare pile dell’ultimo in classifica e ovviamente con lo sconto e va via stizzito e senza comprare nulla. Turisti che rimangono estasiati, si guardano intorno e non la smettono di farti i complimenti, genitori che non hanno mai letto un libro e che lo dicono con chiarezza, ma che acquistano vagonate di libri per i propri figli, che regalano libri a tutti gli amici. La gente è strana, ma è bello averci a che fare.