Ester Maria Schmitt,

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Nasce, qualche anno fa, a Padova, ma le origini sono ungheresi, napoletane e tedesche. Non sapendo bene cosa fare della propria vita studia, cosa che le piace e le riesce piuttosto bene. Dopo due lauree è confusa quanto prima, si è innamorata della linguistica ma le mancano le scienze, ama tante cose, troppe, è curiosa di tutto, patologicamente irrequieta e insoddisfatta. Tutto sommato, però, questa esistenza un po’ campata in aria le piace, non ha grandi aspettative e quindi neanche grandi delusioni; unico vero desiderio è quello di avere un cane ma non lo prende perché vuole che il loro incontro sia voluto dal destino, possibilmente in una notte di pioggia, se c’è sofferenza meglio. Ama le storie tristi.

È una scrittrice, questo l’ha sempre saputo, fin da bambina e addirittura prima di imparare a scrivere. In attesa del Grande Giorno, quello in cui pubblicherà il suo libro di racconti (un romanzo non potrebbe mai portarlo a termine, si stanca facilmente e cambia più idee che calzini – quelli un giorno intero in genere le durano), vaga da una parte all’altra – a volte del mondo, più spesso della casa – , mangia tanto da creare sospetti di tenia e lavora come bibliotecaria.

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