Mai fermarsi all'apparenza
di Giovanna Vannini
Mai fermarsi all’apparenza…
“Mmmm, non sono più la “pulisciona” di una volta, come avrebbe detto la zia Nella! Guarda lassù? Tra trave e trave, quante ragnatele!!!...”
“Rebecchina, abbi pazienza! Son qui tutto preso a sbaciucchiarti, a fare la piovra e te?... Te guardi le ragnatele…Via, su... e tu mi fa passare la voglia !!!”
“Oh Rolando e se le ’ho viste, l’ho viste! Oh cosa dovevo fare? Stare zitta?...”
“Tu mi fai perdere tutta la poesia…Torno a leggere il giornale che è meglio!”
Inforcò di nuovo gli occhiali e si ributtò sul divano.
Rebecca, che non poteva resistere un attimo di più alla vista di quelle ragnatele stantie, prese l’insostituibile “folletto”: agganciò prima il tubo flessibile, poi quello rigido, concludendo l’operazione con l’attacco della “giraffa”, attrezzo ad uopo per recuperare polvere e quant’altro negli angoli pertugi.
Tutto questo in un mezzogiorno d’agosto, con la casa in penombra, il pranzo a metà cottura e la figlia in vacanza.
“A tavola è pronto.”- disse Rebecca, mentre porzionava dalla zuppiera fusilli integrali con tonno, pomodoro fresco e basilico.
Silenzio.
Rolando bevve il suo caffè tiepido in piedi, davanti alla porta finestra aperta che dava sulla piccola resede. Appoggiò poi la tazzina sul tavolino di marmo del salotto, risprofondò sul divano e nelle pagine del suo “Rally Emotion”, fino all’inizio del notiziario regionale.
Dal tinello adiacente rumore di rigovernatura e faccende domestiche del dopo pranzo, che come un rito Rebecca portava ogni giorno a compimento.
Andava in tramonto il sole quando riaccesero entrambi i cellulari. Sei le chiamate a testa, tutte della figlia Cristina, mentre il fisso continuava a rimanere staccato.
Attraverso le stecche delle persiane chiuse, filtrava un aranciato riverbero; striatura di luce sul bianco delle lenzuola, riflessante naturale tra i capelli arruffati, tiepida carezza sulla pelle sudata ancora in odor d’amore.
Mai fermarsi all’apparenza…
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