Viviamo in un miracolo e non ce ne accorgiamo
di Simona Trani
Viviamo in un miracolo e non ce ne accorgiamo
Ieri ho vissuto un giorno in paradiso.
In verità, sono tutti i giorni in paradiso, e lo guardo e lo vivo ora da una prospettiva, ora da un’altra, ma sempre paradisiaco è ciò che mi circonda e mi abbaglia.
Ieri ho guardato il mio piccolo paradiso da lontano, dal mare aperto. L’ho guardato mentre mi allontanavo dal porto e lui si mostrava piano piano in tutta la sua figura. A un certo punto, giunta a una buona distanza dalla costa, i miei occhi hanno potuto accarezzare un corpo che iniziava con un membro piccolissimo e dolce, quello che da vicino è il maestoso Castello Aragonese, e poi andava altrettanto dolcemente in crescendo, toccando Campagnano e arrivando alle cime rocciose del mio amato Monte Epomeo, che tutto sovrasta e accoglie, abbracciando chi arriva dal mare e chi abita la sua terra col suo verde manto brillante. Partendo dal volto di Tifeo, il Titano addormentato proprio nelle acque dove Ischia giace, le forme di quel corpo andavano nuovamente digradando, fino alla collina di San Montano, che vista dal mare sembra incredibilmente più piatta, per poi concludersi in un nuovo, piccolo crescendo, lì a Punta Imperatore.
Una lunga linea, una morbida onda che, all’inizio molto piatta, nasce da Monte di Procida, ancora lunga su Procida, inizia a alzarsi con la verdeggiante riserva di Vivara, tocca le poderose rocce di Capri e poi esplode e s’innalza con Ischia, trovando in essa il suo climax, fino a riunirsi col mare e col sole di un orizzonte immenso e blu.
Il sole… Un sole color oro che rifletteva la sua luce sul mare e sulla miriade di pesci che saltavano da ogni lato. Eh già, perché ieri questa è stata la magia delle magie: stare lì, su una barca tra altre, tante barche di pescatori, in mezzo al mare aperto, e godere di uno spettacolo che non avevo mai ancora né visto né nemmeno mai immaginato: una danza, gioiosa, grandiosa, di centinaia di pesci, piccoli e grandi, che tutt’intorno spuntavano fuori dall’acqua, o meglio saltavano, e che salti, che giravolte, che colori riflessi nel sole di un pomeriggio di metà settembre! Il mare è vivo, immensamente vivo! E in quel momento immagino e penso: ” Quello che vedo in superficie, questi salti, questi guizzi, non sono che l’iceberg di un movimento, un’energia, una danza, che ha inizio molto più nel profondo… Come mi piacerebbe poter vedere tutto ciò da dove esso comincia!”.
Ahimé, non avevo con me la macchina fotografica, è in riparazione, né un taccuino dove scrivere i miei pensieri così come mi sono usciti a caldo, in quel momento. Quello che scrivo ora, non è quello che avrei scritto ieri, quando ancora stavo vivendo quel sogno ad occhi aperti.
Ricordo che ho pensato a Paola e alla danza e a un amico che avrebbe pagato oro per vedere anche lui quello che i miei occhi stavano vivendo. E per la prima volta mi sono resa conto di quale piacere deve essere per un pescatore trovarsi in compagnia di uno spettacolo di colori, suoni, luci e movimento, come quello di cui sono stata spettatrice.
Io, spettatrice di uno show dalla scenografia impareggiabile, irripetibile, con un direttore delle luci dall’innato e indiscusso talento, un coreografo e dei ballerini d’eccezione… e perfino le comparse erano da Oscar!
E la mia giornata non aveva intenzione di terminare lì. Eh, no. Dopo tre ore in barca, corro al porto, prendo un aliscafo e m’imbarco per il Lungomare Liberato (Lungomare Caracciolo), intenzionata a non perdermi per nulla al mondo l’ultima serata di una magica iniziativa: ballare sulle note del tango lungo il lungomare della città più bella del mondo, Napoli. E che ve lo dico a fare…? No, ve lo dico, ve lo voglio proprio dire: ieri la costa partenopea, Posillipo, era più preziosa di qualsiasi altra volta di cui io mi rammenti, un gioiello fatto di mille gioielli sfavillanti, d’oro caldo, colori e intensità che colpivano dritti nel profondo del cuore.
Incontro un amico, gli racconto della mia magica giornata, faccio un apprezzamento sulla meraviglia di questo nostro lungomare liberato dal traffico e donato alla vita, alla gioia, alla danza, e lui dice: “Eh sì, viviamo in un miracolo ogni giorno e non ce ne accorgiamo. Napoli, Ischia, questi sono i nostri miracoli!”.
Arrivo al porto per far ritorno sul mio miracolo circondato dal mare e… sciopero dei traghetti.
Beh, niente è perfetto sulla terra, nemmeno i miracoli, ma sempre miracoli magnifici restano e io vivo in essi immersa.
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