Ischia, un caos postale
di Simona Trani
Un osservatorio irriverente per stimolare sane riflessioni sulle insane cose che ci circondano. L'ironia e la vis polemica ci aiutano, sempre, a superare la lobotomizzazione della coscienza, praticata oggi in dose massiccia.
Ischia, un caos postale. Da un caso locale, una riflessione globale.
Che le poste isolane non funzionassero a dovere è oramai una realtà nota da fin troppi anni e a cui la popolazione del luogo ahimè si è assuefatta: importanti corrispondenze che non arrivano o arrivano quando è troppo tardi, con varie conseguenze annesse; posta che fin troppo sovente viene consegnata al destinatario sbagliato da postini che cambiano di continuo e che si contraddistinguono per essere confusionari e distratti, persone che svolgono il loro lavoro con la più totale assenza di serietà. Se fai mille volte sempre lo stesso errore di consegna, quando poi per giunta le indicazioni sono più che chiare, inconfondibili, è ovvio che sei uno che non conosce cosa sia un comportamento professionale.
In data 5 settembre 2011, le nostre care poste hanno riservato ai loro utenti un’altra gradevole sorpresa, anche se questa volta si è trattato di un problema che sarebbe potuto insorgere, ed è verosimilmente sopraggiunto, in qualunque altro ufficio postale italiano. Un amico si è recato alle poste per inviare tramite raccomandata una domanda di dottorato che scadeva esattamente quel giorno.
Le tecnologie dovrebbero servire a facilitare tutte le nostre attività quotidiane. In questo caso, non è proprio andata così. I terminal dell’ufficio, causa guasto alla centrale di Milano, erano bloccati. Le raccomandate, che una volta si potevano preparare e spedire a mano, attualmente passano in maniera esclusiva attraverso la via telematica. Insomma, o computer e network ben funzionanti o stallo delle attività e dei servizi. Il mio amico ha dovuto rinunciare alla domanda.
Una situazione del genere ci pone, ancora una volta, di fronte alla domanda: è efficiente, è conveniente, è intelligente rinunciare in toto alle vecchie procedure, manuali e cartacee, e sostituirle completamente con le “nuove tecnologie”? Evidentemente no, definitivamente non sempre.
L’esempio delle poste ischitane, in cui lo smistamento e la consegna della corrispondenza, entrambe manuali, hanno raggiunto livelli di inefficienza terrificanti, potrebbe essere certo un forte elemento a favore della computerizzazione. D’altra parte, il caso del mio amico che a causa di problemi ai terminal ha visto sfumare una probabile possibilità lavorativa, poiché ormai una semplice raccomandata non può più essere preparata manualmente, ci porterebbe eventualmente verso l’ipotesi opposta.
Ma come in ogni cosa, la virtù essendo nel mezzo, l’idea migliore sarebbe una convivenza delle due diverse modalità in quante più situazioni di vita possibili, al fine di avere sempre una soluzione alternativa a portata di mano qualora se ne presenti la necessità o qualora una determinata fattispecie suggerisca un’opzione anziché l’altra.
Chiudo con questa riflessione: non è interessante vedere come la convivenza di ciò che è differente, lungi dall’essere cosa nociva o dannosa, sembri costituire una parola d’ordine così importante e utile all’equilibrio e al buon funzionamento di ogni aspetto delle nostre esistenze, dal microscopico al macroscopico?
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