Le radici di una vita
di Raffaelina Di Palma
Leggere la storia significa imparare a entrare nella propria coscienza, in maniera istintiva, preservando un linguaggio libero e personale senza cedere all’imperativo della specializzazione che lo rende freddo e distaccato; acquisendone la padronanza si contribuisce a rinnovarlo e a trasmetterlo di generazione in generazione.
Tra mille dubbi e mille incertezze, questa analisi mi porta, molto frequentemente, all’amata terra del Sud in un insieme di miti, leggende e tradizioni che ne hanno tracciato una parte, la più importante della mia vita.
Il Mediterraneo è quell’antico crocevia che unisce l’incontro continuo e costante di culture che, attraverso secoli di storia legano, indissolubilmente, il passato al presente.
Terra armoniosa e solare il Mediterraneo, dalle evocazioni mitiche che la passione viscerale e inconscia mi fa da guida verso l’ambito della sua fonte storica: passione che si è evoluta nell’arco di un tempo lunghissimo e attraverso una grande sofferenza si è trasformata in una presenza, concreta e reale, di gente appartenuta ad un’altra epoca, i cui valori sento più vivi che mai, particolarmente ora che ne vivo lontana.
Il ricordo della mia gente appartenuta al mondo contadino risveglia in me la voce delle muse dei boschi, delle ninfe dei fiumi mi porta nella Magna Grecia, quella meravigliosa terra che, pur con le sue contraddizioni e le sue crudeltà, rimane il custode dei dolori ma anche dei veri valori dell’esistenza umana.
La costante ricerca di un dialogo che fa da sottofondo alla mia origine e alle mie radici per una libertà individuale e collettiva, che costituisce e tesse la trama di una memoria storica e libera con la quale si può evitare che lo spazio lasciato dalla lontananza diventi vuoto e solitudine.
Il sentimento della solitudine lo intendo come evoluzione il cui linguaggio si trasforma in cultura: è il segreto; è una sorta di transizione che mette in risalto le problematiche della storia e dei temi sociali.
La critica è necessaria per congiungere l’essenza della vita alla letteratura; Omero, il grande cieco, ce lo insegna con la sua poesia; “quando l’uomo dialoga con l’uomo anche la parola più dura si ammorbidisce: esso ritrova la sua foce, la sua mente si apre, matura e nella sua concezione più pura ritrova quegli spazi nei quali egli riesce ad esprimere liberamente la sua innocenza poetica che, troppo spesso, rimane nascosta nel suo animo”.
Possiamo trovare il desiderio di dialogare anche nei versi di un poeta: quel ricostruire l’uomo attraverso l’estetica dell’arte e della fantasia più pura crea la memoria collettiva, il senso di appartenenza e di condivisione che forma, insieme con il lavoro dell’uomo, il collante da cui nasce il legame tra passato e presente. Se manca un vivace dialogo tra questi due tempi cala il sipario del silenzio; la storia dell’umanità si impoverisce, perde la sua natura corale, essa non percepisce più le suggestioni del trascorrere e del cambiamento del tempo, restando così ostaggio del passato.
Gli scambi culturali sul Mediterraneo cominciarono con la navigazione delle prime rudimentali navi costruite dai primi carpentieri: con gli scambi culturali si fusero le leggende e insieme con i racconti mitologici, le sue coste, videro nascere anche le guerre per la conquista di nuovi territori.
L’uomo moderno brucia tutto ciò che vive in maniera spasmodica anche la parte più intima di se stesso; esso dovrebbe anzi, deve, intessere un dialogo con la propria terra d’origine dalla quale ha ricevuto l’eredità delle proprie radici che lo accompagnano, sin dalla nascita, nel difficile e contorto percorso della vita.
Eraclito ci insegna che ad ogni uomo è concesso il dono della conoscenza e della saggezza attraverso le quali progetta e costruisce la sua libertà: l’autentica libertà.
Gli uomini sono e devono essere depositari di quelle tradizioni che spiegano e danno l’entusiasmo per il prosieguo nella vita.
Ma spesso quegli stessi uomini chiedono anche di essere salvati da un pericolo o chiedono aiuto per intraprendere le loro avventure; così, attraverso la solidarietà, gli affetti, i sacrifici, essi riescono quasi sempre a ricostruirsi un tessuto umano e famigliare. Accettando l’esistenza per quella che è, essi ritrovano la quiete; l’uomo parli all’uomo impegnandosi non nella menzogna ma nella verità.
Se è vero che i viaggi della mente sono dei ritorni ai luoghi d’origine, alle proprie radici, alla terra degli antenati, il Mediterraneo, per me, è tutto questo; l’appartenenza a questa terra ha dato, pur tra mille difficoltà, stabilità alla mia vita.
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