Intervista a Matteo Brambilla di Bookrepublic


Sara Meddi intervista Matteo Brambilla di Bookrepublic


brambillaCaro Matteo, puoi spiegarci innanzitutto qual è stato il percorso che ti ha portato a occuparti di editoria digitale?

Lavoro da oltre una decina d’anni nel settore, essendomi trovato a dovermi “sporcare le mani” con la tecnologia, ecco quindi l’approdo in una startup dove poter mettere a frutto le mie competenze prima di tutto editoriali, e non smettere mai di annusare il nuovo.

 

Bookrepublic è in attività dal 2010, in questi anni di attività come avete visto evolversi il panorama dell’editoria digitale?

Diffidenza, entusiasmo, diffidenza, entusiasmo… ogni tanto m’è parso che a ogni ciclo ne succedesse uno identico. Il mercato è cresciuto nel complesso esponenzialmente, ovviamente anche grazie all’arrivo in Italia dei player internazionali, poi molto spesso gli editori hanno proceduto a strattoni, stretti in una congiuntura non certo ideale per ripensare in profondità il proprio mestiere, come il digitale invece imporrebbe.

Se la vedo giorno per giorno – io sono spesso per molti editori il “primo contatto”con il mercato degli ebook – ancora oggi mi trovo a trattare argomenti che dovrebbero essere già assimilati, penso. Ma invece per esempio se guardo al Salone di Torino, ovvio punto di osservazione privilegiato – vi partecipiamo dal 2011 – nel giro di tre anni la rivoluzione è davvero avvenuta: siamo passati dagli sguardi basiti dei primi visitatori, ai molti clienti che vengono allo stand per incontrarci, ormai consapevoli di formati, drm e tutto il resto.

 

Com’è strutturata attualmente Bookrepublic e che tipo di servizi potete offrire a un editore che intende affacciarsi al mercato del digitale?

Prima che un retailer online, Bookrepublic con Exlibris (il nome della piattaforma) offre un servizio di distribuzione agli editori che vogliano arrivare sul mercato. Trovano un repository, in sintesi, dove stoccare file, e un pannello di gestione e rendicontazione. Rispetto ad altri player, abbiamo un po’ più di iniziativa commerciale (quello che nel cartaceo passerebbe alla voce “rete promozionale, per intenderci), e siamo quindi a tutti gli effetti un partner a 360 gradi per gli editori che ci scelgono.

Accanto a Bookrepublic c’è poi IfBookThen, conferenza arrivata quest’anno alla terza edizione ormai consolidatasi come il punto d’incontro e di racconto delle tendenze internazionali del mercato.

 

A Bookrepublic si affiancano i marchi editoriali 40kBooks ed Emma Books, che tipo di progetti state portando avanti con questi brand?

Ai marchi sopracitati approdiamo poi sul mercato da editori in senso stretto, ancorché solo digitali. Veniamo dall’editoria, conviene non smettere di far libri per metterci a vendere solo quelli degli altri, ci siam detti: tutte competenze che nel tempo ci sono servite per aiutare i nostri editori a muoversi al meglio nel mercato digitale. Ritengo 40k Books (attivo già dal 2010) ed Emma (dal 2011) due editori-incubatori che ci hanno permesso di sperimentare nuovi modi di fare l’editore oggi: portare sul mercato titoli in più lingue contemporaneamente, stringere un’alleanza con un’importante agenzia letteraria editoriale, lavorare su progetti grafici poi ricalcati da numerosi altri editori maggiori, scontrarsi da vicino con il mktg che ti impone un ecosistema-giungla come il marketplace del Kindle Store. Esperienze che è valsa la pena di fare. Ora con 40k stiamo sperimentando inoltre una “terza via”, tra editoria tradizionale e selfpublishing. Ci aspettano tempi interessanti, conviene attrezzarsi.


Come si colloca Bookrepublic rispetto al ruolo dei distributori e delle librerie “tradizionali”?

Nessuna sovrapposizione con i distributori del cartaceo; facciamo davvero due mestieri diversi, anche per approccio. Le librerie tradizionali guardano all’ebook con mixed feelings: senso di minaccia e curiosità insieme. Noi come piattaforma abbiamo tra i primi allacciato tre importanti gestionali (e altri ne stanno arrivando), cosicché un libraio fisico possa “scontrinare” attraverso la sua interfaccia di gestione anche un libro in formato digitale. La vendita rimane sul punto vendita, il libraio non perde il suo ruolo di mediazione anche culturale sul territorio, e ha di fatto una freccia in più al suo arco.

 

Quali sono le vostre principali iniziative per favorire il diffondersi della lettura su digitale?

Ah, in questo siamo specializzati: tre anni fa a Torino abbiamo portato il “profumo della carta”, una bottiglietta dove avevamo imbottigliato… ciò che manca ai libri digitali. Ci siamo mossi sempre sul filo del paradosso, cercando di sfatare i presunti limiti dell’ebook. Ma credo che la nostra diversità commerciale – siamo tra i pochi “pure player” del digitale – abbia un indirizzo ben preciso e non certo nuovo: noi si lavora per favorire il diffondersi della lettura tout court, non solo di quella “su digitale”. Le ricerche hanno già dimostrato che i lettori di ebook sono più veloci e voraci, ma noi pensiamo di poter parlare a tutti i lettori, come ricorda anche l’esperienza di Zazie.it, un social network per lettori, un altro dei progetti del nostro ecosistema.

 

Quali sono le principali novità che possiamo aspettarci nel prossimo futuro dal mondo degli e-book? E che tipo di possibilità, secondo voi, si dovranno esplorare in futuro?

La dico facile, visto che la dicono tutti da anni: iniziare davvero a pensare libri per il formato, e non a meri riconfezionamenti reflowable di contenuti pensati per la carta. Anche se in molti casi sarebbe gran cosa avere anche solo dei file fatti bene, senza errori tecnici o refusi, come i lettori chiedono.

 

Che tipo d’interazione immaginate nei prossimi anni per la lettura tradizionale e quella digitale?

Alcuni lettori leggeranno solo ebook, altri resteranno fedeli alla carta, la maggior parte si giostrerà senza alcunissimo patema tra carta e digitale.

Sara Meddi - redattore.

Sara è nata 27 anni fa vicino Roma. Con ostinata tenacia si sta laureando in Lettere classiche alla Sapienza e, sempre con ostinata tenacia, lavora da qualche anno nell'editoria romana. È caporedattrice della rivista La stanza di Virginia.

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