Una storia per caso
di Immacolata Iavazzo
Storia di un’alchimia tra spiriti affini.
L’amore platonico tra Nadezda von Meck e Pyotr Tchaikovsky.
Da una vita di stenti a mecenate dei grandi artisti in un Russia in grande fermento culturale.
Forte. Determinata. Rigida. Ma con un punto debole: la passione per la musica.
È strano come talvolta per caso si venga a conoscenza di storie molto belle. È questo il caso della storia che vi sto per raccontare: la vita di Nadezda von Meck.
Una ricca mecenate russa che prese sotto la sua protezione alcuni tra i più importanti musicisti della sua epoca: Nikolai Rubinstein, Claude Debussy, ma soprattutto il compositore Pyotr Tchaikovsky.
Racconteremo della sua particolare relazione mantenuta con quest’ultimo per anni.
La von Meck fu un’abile donna d’affari, divenne ricchissima ma non sempre la sua vita fu felice.
Conobbe la povertà e gli stenti, madre di undici figli, sposò l’ingegnere Karl von Meck all’età di sedici anni.
Il lavoro del marito era mal pagato e lei più volte lo aveva spronato a migliorarsi, a diventare grande.
L’occasione arrivò quando Nadezda con profonda lungimiranza lo incitò a spostarsi con tutta la famiglia in Russia dove c’era bisogno di costruire tutta la linea ferroviaria.
Karl decise di seguire i consigli di sua moglie e nel giro di pochi anni, da che riceveva una paga bassissima divenne pluri-milionario. Morì improvvisamente nel 1873, lasciò a Nadezda tutte le sue proprietà, tra cui due linee ferroviarie.
Sette degli undici figli erano ancora in casa con lei, ma la von Meck non si perse d’animo, vendette una ferrovia mentre continuò il lavoro dell’altra aiutata da suo figlio Vladimir, arricchendo ancora di più il suo patrimonio. Divenne una delle donne più ricche di tutta la Russia.
Nadezda aveva un carattere forte, imperioso, quasi dispotico. Alla morte del marito si ritirò a vita privata, evitando ogni occasione pubblica, non partecipò neanche al matrimonio dei figli e raramente accoglieva in casa sua persone, non vedeva neanche i suoi stessi parenti.
Decideva e disponeva della vita dei suoi figli, stabiliva lei ogni cosa e questo creò anche delle difficoltà con loro.
Con sua figlia Giulia strinse un fortissimo legame.
Lei stessa, in alcune epistole, riconosce di avere un carattere molto difficile, privo di smancerie, molto più simile a quello di un uomo, dichiara anche che i suoi figli sono stati cresciuti senza tenerezza.
Questa donna così austera, forte, tenace, manifesterà da sempre un amore per la musica. Lei stessa abile pianista prenderà sotto la sua protezione molti artisti del tempo ma è con Tchaikovsky che il rapporto sarà davvero profondo, intenso, particolare.
È dicembre 1876 quando un giovane violinista comunica alla dama che la situazione economica del grande musicista e compositore è davvero precaria, la donna allora chiede se il maestro può trascrivere per violino e per pianoforte delle sue composizioni offrendogli un elevato compenso.
Inizia così tra loro un proficuo scambio di epistole e una profonda collaborazione che porterà Tchaikovsky a lavorare e a creare più serenamente.
La loro amicizia durerà ben tredici anni, interrompendosi bruscamente senza apparenti motivazioni valide.
Nadezda porrà però una condizione a questa amicizia e cioè che i due non si dovranno mai incontrare di persona. Non sentiranno mai il suono della loro voce dunque e solo per caso in qualche isolata occasione i loro sguardi si incroceranno per strada ed entrambi scapperanno per non incontrarsi.
Così scrive Nadezda al musicista una volta che i due si sono incontrati per caso:
“Sono veramente felice del nostro incontro e non posso descriverle il calore che sentii affluirmi al cuore quando ebbi compreso che era lei...Non desidero rapporti personali fra noi, provo però un piacere enorme a sapermi silenziosa e passiva vicino a lei, a esser con lei sotto un medesimo tetto, come quella volta a teatro a Firenze, o incontrarla come poc'anzi...”
Tchaikovsky, dalla nota ma mai dichiarata sessualità omosessuale, sposerà nel luglio del 1877 Antonina Ivanovna Milijukova, che però prenderà in ‘odio’ al punto di essere per lui quasi un essere ripugnante, tenterà addirittura il suicidio pur di non averla vicino.
La von Meck che aveva da subito manifestato gelosia per questo matrimonio si tranquillizzò quando naufragò.
Dopo la separazione di fatto da Antonina il maestro scriverà a Nadezda dicendole:
“D’ora innanzi ogni nota che uscirà dalla mia penna sarà dedicata a Voi!”
Ogni qual volta Nadezda ascoltò un’opera del grande Maestro (quasi sempre in anteprima), ne rimase estasiata e gli comunicò le sue sensazioni. Così scriveva dopo aver ascoltato la ‘Francesca da Rimini’:
“La sua Marcia è talmente splendida che mi ha fatto sprofondare in una specie di follia, in uno stato in cui si dimentica tutto quanto la vita ha di amaro e di deprimente. Non è possibile descrivere quali sensazioni caotiche suscitino nel mio cuore e nella mia mente le note di quel lavoro. I miei nervi tremano, vorrei piangere, vorrei morire, anelo a un'altra vita; non a quella cui credono gli uomini, ma a un'altra, superiore ed inafferrabile. Il sangue pulsa nelle tempie, il cuore batte, davanti agli occhi cala un velo nero e soltanto l'orecchio ascolta rapito le magiche note di quella musica...
Oh Dio! Com'è grande l'uomo che può donare a un altro una simile beatitudine... Com'è bella la sua Francesca da Rimini!
Esiste un altro, capace di rendere meglio l'orrore dell'inferno e l'incanto dell'amore?”
I due riuscirono anche a combinare un matrimonio tra un figlio della von Meck e una nipote di Tchaikovsky.
Dopo la separazione da Antonina il Maestro ritrovò la serenità e si dedicò solo alla sua musica.
Nadezda, che era una donna che non manifestava apertamente i suoi sentimenti, mantenne sempre un atteggiamento dolcissimo nei confronti del musicista. Lo chiamava ‘mio tesoro, mio diletto ’. I due avevano in comune molte cose, molti aspetti caratteriali. Le loro lettere furono sempre appassionate.
L’amicizia epistolare, l’amore platonico, si interruppe bruscamente. Non è chiara la causa della fine di questo rapporto. La storia dei due viene raccontata anche nel film di Ken Russell ‘L’altra faccia dell’amore’.
Quante sono le storie che si basano sull’incontro dello spirito, delle anime?
Nadezda von Meck e Pyotr Tchaikovsky furono più che amanti, più di amici, più di due innamorati. La loro complicità, il loro sorreggersi a vicenda durò nel tempo e vinse sulle passioni e sugli incontri fugaci. L’affinità delle loro anime fu talmente forte da vincere i gusti sessuali del musicista.
Sicuramente non è la forma di amore canonica, quella che ci si aspetterebbe, è stato qualcosa di più. Qualcosa di eterno che ha permesso a Nadezda di sognare e a Tchaikovsky di dedicarsi alla sua musica in maniera serena.
Un’alchimia tra spiriti affini che ha comunque vinto il tempo.
Imma Iavazzo
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