Il bacio del vero amore


Mammana

La riscossa femminile sul grande schermo lascia i personaggi maschili con le ossa rotte: il concetto di vero amore cambia, rispetto alla tradizione delle favole.

 

 

 

È finita l'era dei principi in calzamaglia azzurra e cavallo bianco, ora sono sorelle e “fate madrine” a spezzare gli incantesimi... Questo, almeno, è ciò che si evince da alcune delle ultime produzioni Disney.

 

Da Biancaneve e i sette nani (1937) a Cenerentola (1950), da La Bella Addormentata nel bosco (1959) a Come d'incanto (2007), ci siamo abituati a “credere” che il vero amore fosse indiscutibilmente il colpo di fulmine tra la bella da salvare e il principe di turno. Da tempo, però, registi e sceneggiatori si stanno discostando dagli stereotipi fiabeschi per indagare il mondo degli affetti. È il caso, in particolare, di Chris Buck e Jennifer Lee con Frozen – Il regno di ghiaccio (2013) e di Robert Stromberg e Linda Woolveerton con Maleficent (2014), entrambi prodotti dalla Walt Disney Picture.

 

Nel primo, film di animazione liberamente ispirato alla fiaba di Hans Christian Andersen La regina delle nevi, si pone l'accento sul legame tra sorelle. Protagoniste sono, infatti, Elsa, principessa di Arendelle, regno simil scandinavo, nata con il dono di creare ghiaccio e neve, e la sua affezionatissima sorella minore Anna. Incapace di gestire il suo potere, Elsa, avendo inavvertitamente ferito Anna mentre giocava con lei, temendo di farle nuovamente del male, decide di separarvisi e di vivere isolata da tutti. Al compimento dei suoi diciotto anni, però, è costretta a mostrarsi in pubblico per essere incoronata, ma a causa di un litigio con Anna, che vorrebbe sposare l'appena conosciuto Hans, principe delle Isole del Sud, perde di nuovo il controllo dei suoi poteri. Fugge così da Arendelle lasciandolo in un inverno perenne, decisa a vivere per sempre da sola. Anna va a cercarla con l'aiuto di Kristoff, un venditore di ghiaccio, della sua renna e di Olaf, un pupazzo di neve, ma, cacciata in malo modo, viene di nuovo inavvertitamente colpita dalla sorella, questa volta al cuore. In fin di vita, viene a sapere che solo un gesto di vero amore potrà salvarla; Kristoff, pertanto, pur innamoratosi di lei, la riporta ad Arendelle confidando nel bacio di Hans. Il principe, però, che avrebbe voluto sposare la fanciulla solo per ucciderne poi la sorella e impadronirsi così del regno, vedendola morente ne approfitta per sbarazzarsi subito di Elsa. Viene però fermato da Anna, che si sacrifica, frapponendosi tra loro. E sarà proprio questo il gesto di vero amore che scioglierà il ghiaccio dal cuore della giovane riportandola in vita e che insegnerà a Elsa che la chiave per controllare i suoi poteri è l'amore.

 

Niente baci, pertanto, né banali colpi di fulmine. Quello che viene celebrato in questa storia è il vero amore in tutti i sensi. Se è indubbio, infatti, che l'accento venga posto sul profondo affetto che lega le due sorelle e che porta ognuna di esse a suo modo a sacrificarsi per l'altra (Elsa separandosi, ancora bambina, da Anna, per non ferirla più, e quest'ultima impedendo ad Hans di uccidere la prima), è anche chiaro, a mio parere, che amore vero sia pure ciò che Kristoff dimostra di provare per Anna. Come già detto prima, infatti, egli non esita a riportarla da Hans per salvarla, anche se ciò significa rinunciare a lei.

 

Ben altra storia è quella di Maleficent. Qua l'amore tra uomo e donna è decisamente bistrattato; basti dire che la strega cattiva, interpretata da una mai tanto azzeccata Angelina Jolie, diventa tale proprio in seguito al tradimento di una promessa di amore eterno, e che la nota maledizione che essa scaglia sulla neonata Aurora, altro non è se non una vendetta nei confronti del suo subdolo ex amante. Ma partiamo dall'inizio: Malefica è una potente fata, protettrice della Brughiera, una magica terra abitata da creature incantate, minacciata dal regno del perfido re Enrico. Qua conosce Stefano, un giovane di umili origini, del quale si innamora, ricambiata. Con il passare degli anni, però, il giovane, impegnato a emergere alla corte di Enrico, si reca sempre meno dalla sua amata, a sua volta occupata a respingere proprio gli attacchi del re. Un giorno, venuto a sapere che il sovrano lascerà la corona a chi ucciderà la strega che continua a infliggergli umilianti sconfitte, sopraffatto dall'ambizione, torna da Malefica e, facendola addormentare con l'inganno, non avendo il coraggio di ucciderla le taglia le ali. Tornato da Enrico, lo convince di essersi sbarazzato per sempre di lei e pertanto ottiene l'ambito trono. La fata, nel frattempo, tradita, umiliata e privata di quanto per lei più prezioso, attende il momento giusto per vendicarsi. L'occasione arriva alla nascita della primogenita di Stefano, Aurora, contro la quale Malefica scaglia il suddetto anatema. Mentre l'uomo, a questo punto, si logora, trascorrendo ogni istante del giorno e della notte alla ricerca di un modo per uccidere la fata, Malefica passa le sue giornate con la piccola Aurora, nascosta nel bosco con le tre fatine. Essa, infatti, viene letteralmente conquistata dall'innocente esserino, che, pian piano, riesce a far tornare la luce nel suo cuore oscurato dalle tenebre. Al compimento del suo sedicesimo anno, però, Aurora si punge col famoso fuso e cade in un sonno profondo. A nulla valgono i tentativi di Malefica di evitare prima e di spezzare poi, la sua stessa maledizione. Nemmeno il bacio di Filippo, il giovane principe che Aurora ha da poco conosciuto, e che Malefica stessa va a cercare affinché rompa l'incantesimo, infatti, può nulla. Affranta, allora, la fata bacia un'ultima volta la fronte della sua piccola protetta ed ecco che la fanciulla si risveglia.

 

Anche questa volta, perciò, non è il bacio di un uomo a spezzare il sortilegio. Filippo, anzi, ben lontano dall'impavido principe della versione disneyana del 1959 pronto a oltrepassare rovi e a combattere draghi, è poco più di una comparsa. A dominare integralmente la scena è Malefica, non tanto, o non solo, come strega cattiva, quanto come fata madrina. Aurora stessa, infatti, la chiama così, venendo, del resto, da lei accompagnata fin dai suoi primi passi. Come una madre Malefica è protettiva, premurosa, sempre presente, e di una madre prova le emozioni, i timori e i sensi di colpa.

 

Per concludere, se in Frozen viene ancora concesso uno spazio all'amore tradizionale tra uomo e donna, se pure lontano dai fragili colpi di fulmine delle fiabe di un tempo, in Maleficent pare che questo spazio non vi sia più. Malefica, infatti, impara ad amare di nuovo, ma impara ad amare una figlia. Potrà mai tornare ad avere fiducia anche nell'amore di un uomo? È lei che va a cercare Filippo e che lo conduce da Aurora nella speranza che possa salvarla con il bacio del vero amore, ma ci crede davvero o è solo un tentativo disperato? A voi romantici la risposta.

Eleonora Mammana -

A dieci anni ho deciso che da grande avrei studiato il latino e il greco, così i miei genitori mi hanno  iscritta nella prima sezione sperimentale della mia città che insegnava il latino nella scuola media come materia curricolare; a tredici ho scelto di frequentare il Liceo Classico; a ventuno ho conseguito una laurea triennale in Lettere Classiche a Vercelli, con una tesi su un papiro di Stesicoro, e a ventiquattro una laurea specialistica in Filologia e Letterature dell'Antichità a Torino, occupandomi delle testimonianze a Ibico. Adoro Euripide, Shakespeare e Emily Brontë. Mi piace leggere per la possibilità, che la lettura offre, di vivere un numero incommensurabile di vite. Amo la “bella scrittura” e il “parlare bene”, ho pertanto da sempre il difetto di correggere qualunque espressione scritta che “suoni male”. Mi lascio coinvolgere dai capolavori del cinema, i colossal in particolare, con tutta quella profusione di scenografia e costumi. Ho ereditato da mio nonno la passione per l'opera lirica, fra tutte la Turandot, e da mio padre l'amore per l'arte. Ballo da sempre, danza moderna prima, caraibica ora. Mi incuriosiscono la moda e il make-up. Impazzisco per gli animali per il loro dare amore incondizionatamente. Il mio tempo libero cerco di trascorrerlo con le persone a cui voglio bene. Non sono mai completamente soddisfatta di me stessa. Mi piace mettermi in gioco e  imparare sempre qualcosa di nuovo. Sono orgogliosa e testarda, non sopporto l'ipocrisia e la mancanza di rispetto. Alla mia mamma devo la forza di volontà che mi ha sempre permesso almeno di provare a fare ciò che desidero.

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