Recensione a “E l’eco rispose”
di Daniela Marras
Recensione a “E l’eco rispose” – Khaled Hosseini – Edizioni Piemme 2013
Chi si avvicina a “E l’eco rispose”, dopo aver letto “Il cacciatore di aquiloni” e “Mille splendidi soli”, con la curiosità di leggere la terza opera di Hosseini, potrà esserne poi più o meno soddisfatto, deluso, entusiasta, annoiato, coinvolto: insomma si farà senz’altro una sua opinione sul libro in oggetto e sull’opera di Hosseini nel complesso. Avrebbe quindi interesse a leggere una recensione (l’ennesima, sicuramente!) solo per confrontare le sue idee e impressioni con quelle di un terzo.
Chi non avesse letto i precedenti libri di Hosseini potrebbe tuttavia giungere a leggere “E l’eco rispose” per i più svariati motivi e farsene anch’egli una sua personale opinione senza avere alcuna curiosità di leggerne una recensione.
Ma chi ancora non avesse letto il libro e ne fosse tentato, di sicuro non vorrebbe trovarsi a leggere righe troppo rivelatrici e anticipazioni troppo succulente sui contenuti, la trama, lo stile, la scrittura dell’autore.
Che scrivere allora per invogliare alla lettura senza rivelare troppo? Per stuzzicare la curiosità senza “uccidere il gatto”?
Per cominciare, è consigliabile iniziare a leggere il libro senza aver precedentemente letto le righe sul retro della copertina di questa edizione: risulta infatti quantomeno discutibile la scelta di chi ha deciso di pubblicare proprio questa citazione.
Poi, il titolo: perché “E l’eco rispose?” o l’originale “And the Mountains Echoed”?
Il lettore lo scopre nelle ultime pagine del libro perciò non è opportuno rovinare la sorpresa. Tuttavia si può senz’altro dire che le voci del libro riecheggiano, richiamandosi e susseguendosi una dopo l’altra, costruendo una trama in divenire e non “preconfezionata”. O meglio, l’autore avrà sicuramente costruito la sua trama, la sua storia ma lasciando al lettore il piacere di scoprirla nel corso della lettura, rivelando i legami tra i vari personaggi, le varie storie e le varie voci, pagina dopo pagina, e facendo in modo che sia il lettore stesso a coglierne tutte le interconnessioni e sfaccettature, solo al termine dell’opera.
A dispetto del contenuto, lo stile è scorrevole e leggero, per quanto non lo si possa apprezzare pienamente in una traduzione. Non manca quella che si spera essere solo una svista e non una perla di ignoranza della traduttrice: “Lo dubito davvero.” … Ai futuri lettori trovare la pagina e il contesto.
Quanto al contenuto, chi conosce le precedenti opere di Hosseini, sa che non hanno ad oggetto favole leggere col lieto fine. E anche quest’ultima opera racconta di dolori, separazioni, tristezze, lacerazioni, amori impossibili e non solo le barbarie di un mondo lontano ma anche le disgrazie e le avversità che possono accadere a chiunque e dovunque, tanto che viene da chiedersi se l’autore non abbia un tantino esagerato.
Ma forse no, non ha esagerato. È recente la notizia di una sposa-bambina yemenita di otto anni morta dopo la sua notte di nozze con un quarantenne. È evidente che noi del mondo “evoluto” non sappiamo abbastanza delle vicende umane-troppo umane dei mondi altri, di consuetudini radicate che non possiamo non trovare barbare ed inumane e quindi inorridiamo sentendoci impotenti e magari azzardiamo un commento su Facebook, una condivisione o un emoticon tipo L, per poi passare disinvoltamente ad altro. E allora, anche se il racconto è crudo, se piove sempre sul bagnato, disgrazia dopo disgrazia, si può senz’altro “sopportare” la lettura di Hosseini, ringraziando il cielo per la nostra, in fondo, buona sorte e non da voyeristi “con sfumature sadiche di chi gode delle sciagure altrui”, come è stato scritto da altri autorevoli commentatori.
Si può quindi affermare che, nel complesso, la lettura di “E l’eco rispose” risulta coinvolgente e scorrevole allo stesso tempo.
Hosseini non tradisce dunque le aspettative dei suoi fedeli lettori. “Fidelizzazione” è termine utilizzato nel linguaggio del marketing e nel mondo degli affari ma non appare fuori luogo utilizzarlo, in senso ampio, anche nell’ambito della letteratura e delle arti in genere. E non c’è niente di negativo nella “fidelizzazione” dei lettori o di chi fruisce di altre forme di arte, come la musica, la recitazione, la danza, la pittura, la scultura.
Per concludere, una citazione: “… e a che serve il rimpianto? Non ci restituisce niente del passato. Quello che è andato perduto è irrecuperabile.”
Che sia un invito a vivere il presente pienamente e, per quanto possibile, senza remore!
Più articoli di questo autore