Le cose da fare
di Anna Bertini
A volte vorremmo fermare il mondo e scendere da questa giostra vorticosa, incessante.
Un monologo dal ritmo veloce, come questa vita che non ci dà tregua...
Ci sono molte cose da fare, troppe. Bisogna lavare il viso, lavare i segni, il malessere.
Molte cose da fare, a volte non ce la si fa, viene proprio da arrendersi.
Prima che rientrino i bambini, togliere il rossore del pianto, alzare il collo che sento spezzato:
- Dove sei mamma cigno dove sei cosa ti hanno fatto? Sono qui! No, no, non devono trovarmi così.
Sento un vortice tra le ossa e l’animo, è profondo, mi ci perdo. Fa più male delle botte, devo provare a non caderci dentro. Sono umiliata, ho i pensieri cancellati. Com’è successo, perché? Cosa ho detto? Cosa ho fatto per meritarlo? Non lo so.
Sono di cartapesta, devo riprendere le forze, mettermi in piedi, provare a camminare senza sembrare un burattino con i fili intrigati. Ci sono cose da fare: tirare giù il vestito, vedere se le calze sono rotte, riavvolgere il nastro, togliere quel grido dalle orecchie:
- Sei un nulla, posso averti quando voglio!
Togliere quel grido dalle orecchie:
- Chi credi di essere?
Toglierlo, riavvolgere il nastro:
- Ti faccio vedere io!
Devo alzarmi da qui, ci sono cose da fare, i bambini torneranno da scuola, non possono trovarmi spersa, così diversa: devono trovare il mio sorriso, devono trovarmi che profumo del loro dolce preferito.
Alzarmi da terra, raddrizzare lo sguardo, bisogna avere coraggio, sentire l’energia, non avere paura, forse avere pietà e pena; pietà di te stessa, pena di chi ti ha offesa.
- Mamma hai qualcosa, cosa è successo?
Oh devo cancellare tutto, questo livido dal polso, le botte sulle gambe, i graffi sul viso, i segni di quel veleno. Ho paura che lui, il cuore, si secchi. Che si freddi, che si fermi. Non voglio sentire più niente, fate silenzio ronzii nelle orecchie, colpi dentro al petto. Vorrei restare qui, diluita nella paura, perché qualcuno veda, perché qualcuno creda.
Stanno tornando i bambini, mi laverò il viso, tolgo i vestiti stropicciati, sporchi di disagio, metto il sorriso, il migliore che trovo, il migliore per loro.
Devo volermi bene, devo credere, guardarmi allo specchio, mettere un po’ di cipria, fare un po’ di trucco. Si stupiranno, non lo indosso mai:
- Mamma ti sei fatta bella per uscire? No, tesoro, mi sono fatta bella per te. Per sopravvivere, mi sono lavata via il dolore e ho messo una tenerezza, è quella di quando ti tengo vicino, ti piace?
Ci sono cose da fare, ritrovare il domani, ritrovare se stessi, ritrovare il motivo per cui si è amato ed era giusto, e si è dato la vita, e c’è onore nel legame del ventre, nell’averlo creduto per sempre.
Ci sono cose da fare, mi alzo in piedi, piano riparto: è una specie di domani, stanno arrivando i bambini. Sì, era tutto ieri, ed ora, è già domani, siamo già lontani.
Monologo scritto e interpretato da Annalisa Insardà per la serata di premiazione del primo Concorso Letterario Natale Patti - Sogni e realtà; la violenza sulla donna, e musicato dal Maestro Alberto Maniaci.
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