La stanza di Daniela
di Francesca Pacini
Nella redazione romana della casa editrice Voland un gruppo di donne, guidate dalla fondatrice, Daniela Di Sora, si impegna a pubblicare libri che coniugano impegno e profondità. Ed è proprio con lei, "l'editora", che discutiamo di creatività e di visione femminile della letteratura. Intorno a questo argomento, difficile non citare anche Virginia Woolf...
Conosco Daniela da più di dieci anni, ormai. Da sempre apprezzo i suoi libri, caratterizzati da un preciso intento culturale che ne fa una delle più apprezzate case editrici romane. Con lei stavolta parliamo di donne e letteratura, un argomento che ci appassiona...
Essere donna nel mondo editoriale. Una sfida, in un paese ancora piuttosto maschilista rispetto ad altre reatà occidentali...
È un vero paradosso, ma in Italia le donne tengono in piedi il mondo dell'editoria, nel senso che sono quelle che leggono di più, quelle che si occupano di più dei lavori dedicati al libro (gli uffici stampa, le redazioni, gli uffici diritti sono pieni di donne in gamba, efficienti e precise, dedite al loro lavoro con passione e intelligenza), ma i posti importanti, i vertici, come spesso succede, sono quasi sempre occupati dagli uomini. Viviamo in un paese in cui la donna è considerata spesso solo in base alla sua avvenenza, un paese in cui l'ex presidente del consiglio mantiene un suo parco personale di, se non vado errata, 42 fanciulle, un paese in cui ci si permette di fare apprezzamenti sull'avvenenza o meno delle deputate. Un paese in cui, in tempi di crisi, a perdere il lavoro sono per prime le donne. L'imprenditoria femminile è ancora guardata con sospetto, sembra sempre che invece di creare un'azienda tu ti sia voluta dotare di un giocattolo per passare il tempo... E invece tante case editrici indipendenti sono state create da donne, penso a Emila Lodogiani, a Ginevra Bompiani, a Emanuela Zandonai, a Rosellina Archinto...
Virginia Woolf diceva che una donna ha bisogno di "una stanza tutta per sé". Tu, come ti trovi nella tua "stanza"? Come l'hai arredata, metaforicamente?
La mia stanza è sempre piena di libri, molto disordinata, piena di varie tecnologie che "annuso". E' piena anche di ricette di cucina che ritaglio ma che quasi mai riesco a mettere in pratica, anche se sono, pare, una buona cuoca (le feste Voland prevedono quasi sempre qualcosa di cucinato da me), ma la mancanza di tempo mi divora.
Nella mia stanza reale c'è un'intera parete con tutta la collezione della BUR, in realtà appartiene al mio compagno (suo zio l'ha inventata, la BUR) ma io idealmente la sento mia, è il mito della mia giovinezza quella collana, così ho sempre amato e pensato i libri: essenziali, ottima cura, ottime traduzioni, autori imprescindibili, di tutti i paesi.
La tua casa editrice è composta esclusivamente da donne. Come nasce questa scelta? Che differenza c'è a tuo avviso con le redazioni "miste" o quelle a prevalenza maschile?
In realtà non è una scelta. Non voglio sembrare una "maschilista" al contrario. Tanto più che recentemente è entrato a far parte della redazione un ragazzo, giovanissimo ed entusiasta. Trovo però che in genere le donne siano più dotate della pazienza e della caparbietà necessarie per occuparsi di un libro, e devo confessare di non amare la sfrenata competitività che a volte si scatena in campo maschile.
In ogni caso, come dicevo, quello dell'editoria è un mondo prevalentemente femminile e i curricula che ricevo sono in prevalenza di donne.
Le donne sono sempre state fedelissime della lettura. Secondo te, perché?
Credo che l'evasione, il sogno, siano componenti essenziali della natura femminile. E cosa ti trasporta in una dimensione diversa di un libro? Cosa ti permette di sognare più di un libro? Cosa altro ti offre la possibilità di mille vite, di mille avventure, di mille sensazioni?
Scrittori e scrittrici, uomini e donne. Come la scrittura, secondo te, rispecchia due modi diversi di "percepire" il mondo? La narrativa "al femminile", di cui si parla sempre, è un luogo comune, banale, o una verità?
Devo dire che non amo troppo e non condivido questa distinzione, pur nella certezza che c'è un modo diverso di percepire il mondo, più morbido, più intuitivo, più percettivo per una donna. Forse più lucido e concreto per un uomo. Ma è la scrittura che tutto unifica, la scrittura non è né maschile né femminile, la scrittura è o non è. Se percepisco una pagina come scritta in modo "femminile" o "maschile" mi innervosisco.
Quando pensiamo ai grandi ritratti di donne dipinti da scrittori del calibro di Dostoevskij non possiamo non pensare a come il vero scrittore sia comunque universale, capace di valicare qualunque "identità di genere" nel creare i suoi personaggi...
Basta pensare ad Anna Karenina di Tolstoj, uno di più grandi e meravigliosi ritratti dell'animo femminile, a mio giudizio. D'altronde il romanzo breve Chlostomer, sempre di Tolstoj, racconta la vita umana dal punto di vista di un cavallo, e non l'ha scritto un cavallo...
La tua scrittrice preferita, e perché?
Le mie scrittrici preferite sono due: Marina Cvetaeva e Anna Achmatova. Due poetesse russe di grandezza infinita. La Cvetaeva peraltro si innervosiva tantissimo quanto la chiamavano poetessa, lei voleva essere definita "poeta" e basta.
Mi piacerebbe chiudere con Virginia Woolf, alla quale si ispira il titolo di questa rivista. Penso al suo "Se Shakespeare fosse stato una donna...". Prosegui tu.
Magari avremmo avuto un Otello dal punto di vista di Desdemona, persino un po' stufa di tutti quei sospetti e di tutte quelle insinuazioni. Forse anche un finale meno truculento. Ora che ci penso soprttutto Caterina sarebbe rimasta felicemente bisbetica e nubile, e al diavolo il matrimonio.
Ma poi magari Shekespeare era proprio una donna, chissà...
Più articoli di questo autore