Amleto ai tempi di Internet


hamlet

C'è una vera novità nel campo editoriale. Un progetto rivoluzionario che nasce dalla creatività e dall'esperienza di Simone Barillari, noto editor e traduttore, molto apprezzato da editori e lettori. Stavolta però la sua sfida si spinge oltre: The Global Hamlet è il primo esperimento di traduzione collettiva che usa il web come luogo di interazione. Una sorta di Wikipedia letteraria, un'idea mai realizzata finora. E i risvolti sono molteplici, come ci racconta Corinna Bottiglieri, pofessoressa di lingua e letteratura latina medievale alla Sapienza di Roma, coordinatrice del progetto a livello internazionale.


Ci racconti cos'è e come nasce The Global Hamlet?

The Global Hamlet è la visionaria chiamata alle armi di tutti i lettori del mondo intorno ad un unico campo di battaglia: il libro-universo da decifrare, dove l’interpretazione del testo, di cui la traduzione è una delle più profonde e caleidoscopiche espressioni, diventa per la prima volta sperimentazione di una scrittura collettiva messa in opera attraverso gli strumenti tecnologici di questo nostro presente.

La storia di Amleto, scelta in quanto uno dei testi decisivi e fondanti della nostra storia e della nostra mente, esistente già prima della scrittura shakespeariana, viene proposta oggi alla comunità il più possibile estesa, quella che il web e soprattutto social network come facebook e twitter raggiungono e coagulano: The Global Hamlet vuole trasformare questa sconosciuta, affollatissima ed eterogenea comunità in un autore, l’autore unico. Se la strumentazione operativa per i lettori chiamati a diventare traduttori ed esegeti è quella dei social network (una speciale applicazione di Facebook, nel nostro caso), il filtro che consentirà alla molteplicità delle proposte interpretative di diventare un solo, nuovo libro mai prima d’ora conosciuto è la supervisione e selezione da parte di un team di traduttori di grande prestigio: in Italia avremo il grande anglo-americanista Riccardo Duranti.

Ho condiviso sin dai primissimi momenti della sua nascita l’idea entusiasmante e visionaria di Simone Barillari, che si è andata via via sviluppando attraverso tutte le risonanze che i confronti e le discussioni con amici, specialisti, esperti di questo o quel settore, sparsi in tutti gli angoli del web, hanno acceso nella costruzione del progetto.

Le valenze e le implicazioni di questa sperimentazione sono a mio parere infinite, e ognuno di noi - nel nostro staff anch’esso di eterogenea formazione - vi aggiunge qualcosa delle proprie competenze, della propria esperienza e delle proprie istanze ideali.

Per dirne solo una tra le tante, credo che l’uso dei social network potrebbe rivelarsi, soprattutto per i giovanissimi, un formidabile veicolo di avvicinamento alla scoperta e appropriazione di un mondo, quello della letteratura, che diventa sempre più lontano e meno interessante.

Tutte le implicazioni, in ogni caso, hanno a che fare con quella che secondo me è la sfida centrale: la quantità, in altri termini la massima estensione, della rete, della folla vs. la qualità, in altri termini la massima profondità, dell’esercizio d’interpretazione del lettore che diventa scrittore.

 

Borges diceva che il libro in realtà appartiene al lettore. In questo caso, al traduttore, anzi, al gruppo di traduttori... Il rapporto tra scrittore, lettore  e traduttore?

Ogni lettura implica un’interpretazione del testo e il testo interpretato è già qualcos’altro rispetto a quello congedato dallo scrittore, come Umberto Eco ha ben raccontato. Dell’interpretazione la traduzione è una delle forme più alte e più ardue, quella, per riprendere Walter Benjamin, che rende possibile la rivelazione della finalità ultima del testo. Con Amleto si va a proporre all’interpretazione collettiva un testo che non è mai stato soltanto quello dello scrittore - e anche del testo shakespeariano sopravvivono versioni differenti -, ma piuttosto quello delle innumerevoli stratificazioni interpretative, non solo della critica letteraria, ma di tutte le ri-creazioni e rivisitazioni drammaturgiche, artistiche, cinematografiche del principe di Danimarca che hanno lasciato una traccia profonda nella nostra memoria culturale. La sua traduzione sarà di conseguenza il riflesso dalle mille sfaccettature di questa memoria, non solo in Italia ma in tutti i Paesi che parteciperanno al primo esperimento internazionale di scrittura collettiva.

 

Web, editoria, partecipazione attiva e corale. Cosa ti auguri per i prossimi anni?

Rispetto agli sviluppi che dovremo ancora vedere la mia curiosità è enorme, ma ho più dubbi e domande che profezie sul futuro.

Sono appassionata utente del web, ma al tempo stesso vengo dalla filologia tradizionale, quella basata sul confronto tra le varianti dei manoscritti e fiduciosa della possibilità di fotografare un testo letterario in un suo momento di vita, non necessariamente quello congedato dall’autore ma spesso - almeno nel Medioevo, che conosco meglio - quello filtrato dall’interpretazione del lettore. Manoscritti che hanno più di mille anni di età e sono ancora lì, con annotazioni di più mani che affollano gli spazi tra le righe e ai margini dei figli e correzioni maldestre o sopraffine, specchio di diverse e mutevoli coscienze linguistiche e letterarie. Potranno il digitale e la rete - soggetti a rapidissime evoluzioni - davvero sostituire la carta stampata? Quale edizione critica è possibile ai tempi di facebook?

Del web mi sorprendono, mi affascinano e spaventano al tempo stesso alcuni tratti apparentemente contraddittori, forse vere e proprie coppie di opposti: l’effimero, l’incontrollabile mutabilità dei contenuti pubblicati, modificabili all’infinito attraverso correzioni, integrazioni e commenti, da un lato e la granitica memoria della sconfinata biblioteca-bacheca del mondo dall’altro, dove materiali disparati possono sopravvivere senza un solido ancoraggio a un tempo e ad una storia. Altra contraddizione: da un lato il web è tecnicamente la più vasta operazione di democrazia di sempre (presupposto: una minima alfabetizzazione), dall’altro la gestione dei contenuti della rete è in larga parte affidata a logiche di mercato (vedi Google), che non si basano su criteri qualitativi. Risultato: tutti possono scrivere e partecipare al web, quanti possono essere conosciuti e letti? E chi potrà essere conosciuto e letto sarà davvero quello che lo merita più degli altri?

Il progetto The Global Hamlet vuole essere anche una risposta a queste domande e io mi auguro davvero che possa aprire la strada ad una diversa possibilità di utilizzazione del web e dei social network, quella della qualità attraverso la quantità, la più grande estensione e la più grande profondità.

 

L'editoria ai tempi di internet. Che succede?

Succede che si fanno ancora libri digitali che sono mere trasposizioni dei libri cartacei, mentre da sempre il cambiamento del mezzo non può che cambiare il messaggio. Il libro è di carta, o non è. La fissità e la finitezza del libro così come l'Occidente lo conosce esige la carta, mentre lo schermo genera un testo illimitato, instabile, ibrido. Con la fine della carta finisce anche la casa editrice, che diventerà, per la frequenza e la funzione del pubblicare, qualcosa di intermedio tra un giornale elettronico e un libreria online.

 

Come sarà accolto the Global Hamlet nella sua patria?

Inizialmente, temo, con la piccata diffidenza con cui sarebbe accolta una moderna edizione della Divina Commedia promossa in Italia da un inglese. Ma nel tempo confidiamo di raccogliere intorno a The Global Hamlet patrocini e personaggi inglesi non meno prestigiosi di quelli che ha già in altri paesi, fino a far dimenticare di chi sia e da dove venga questo progetto: è destino di The Global Hamlet, del resto, essere un’opera che non deve appartenere a nessuno, per poter essere di tutti.

Francesca Pacini - giornalista, art director.

Francesca Pacini è giornalista, art director, docente. Sempre in moto, vive e lavora tra Roma e le Marche, dividendosi fra più contesti, tutti però legati alla parola e all'immagine che a volte la accompagna. Non trova mai pace: il suo motto è "lavori in corso".

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