Una bussola per orientarsi nel mare dell'editoria


tropico del libro

Tropico del Libro è un bellissimo progetto culturale che fa delle informazioni sul mondo dei libri il fulcro da cui partire verso una serie di iniziative che, ci auguriamo, sono destinate ad aumentare. Insieme a Sergio Calderale, Francesca Santarelli è uno dei fondatori. Un portale che offre a chi naviga in rete un servizio prezioso, raccogliendo notizie su libri, editori, corsi, eventi. C'è perfino una sezione dedicata alle offerte di lavoro in questo settore...

 

Partiamo dalla lettura: Flaubert diceva "Come saremmo colti se conoscessimo bene almeno cinque libri". Oggi, quanti libri conosciamo bene? Che significa essere colti, per te?

Chi ha talmente studiato la sua materia da esserne custode, in un certo senso. Anche una persona che conosce i segreti della cucina, come si tagliano le materie prime, quale spezia sublima un certo insieme di sapori, è per me colto.

 

Come è nata l'idea di Tropico del Libro?

Da tante altre piccole idee complicate che a me e Sergio Calderale ronzavano in testa. Volevamo fare qualcosa per l'editoria e non nell'editoria. Volevamo capire, e valorizzare ciò che c'era di buono, secondo la massima di Calvino “trovare ciò che non è deserto...”.

 

Secondo te come si trasformerà l'editoria? Siamo veramente in una fase di passaggio...

Domanda troppo ampia e destinatario troppo ignorante! Di quel che sta avvenendo ne parliamo sul sito, anche se non sappiamo fare i sociologi-preveggenti. Posso dire che cosa vedo: è il vecchio che avanza. Solo con scelte molto ma molto etiche e lungimiranti e molta tenacia potremo avere di più. A questo settore serve meno romanticismo e più poesia.

 

Parliamo di scrittura. Chi sono gli scrittori, oggi, che secondo te saranno i "classici" di domani?

Non sono la persona giusta a cui chiedere... Quando leggo un contemporaneo di solito o è un saggio o è un amico, e visto che leggo solo sporadicamente romanzi di contemporanei, mi pare ingeneroso fare dei nomi.

 

La smania dei bestseller anglosassoni: come difenderci?

Leggendo e parlando d'altro!

 

In Italia i lettori abituali sono veramente pochi: come mai? In cosa sbagliamo, o abbiamo sbagliato?

Non so a cosa ti riferisci con il plurale “Noi”, ma, a livello legislativo, il problema è da sempre la scuola, martoriata da decenni al deliberato fine politico-economico di renderci innocui spettatori consumatori. Certi altri hanno sbagliato provando a lottare contro il "sistema" da dentro. Non si può vincere con le regole degli altri e in quel modo si perde l'occasione di progettare un gioco diverso. Nel mio piccolo mi sto muovendo per costruire un'alternativa, nel piccolo settore in cui navigo, per me e non solo.

 

Diffondere la cultura: un'impresa quasi disperata. Qualche idea?

La nostra è stata Tropico del Libro, ovvero dare a tutti le informazioni per muoversi in ambito editoriale in modo consapevole. Altre idee, più mirate, ne abbiamo a bizzeffe. Ciò che è più urgente secondo me è un garante della bibliodiversità. Bisogna anche far capire che finché si vanno a scegliere libri nelle librerie di catena e nei grandi magazzini (in cui il rifornimento lo decidono le case editrici più potenti) non si troverà facilmente il libro che farà innamorare della lettura. Spesso le persone vanno in libreria come accendono la tv, per cercare un piacere temporaneo, e passivo. Un piacere che ti lascia come ti ha trovato, se non più rintontito.

 

Che ruolo hanno (o non hanno) gli intellettuali nel diffondere la passione per i libri?

Non credo nell'esistenza degli intellettuali. La parola stessa, "Intellettuali", mi fa pensare a un popolo di un'altra galassia. La passione per la lettura la diffondono quelli che, semplicemente, hanno passione per la lettura, o per certi particolari testi (come dice il citato Flaubert), perché non è detto che debba piacere leggere. E non è detto che sia necessario. Esistono alternative. Teatro, musica, arte... Che tra l'altro forse oggi hanno da dirci di più. Specie il teatro. Il teatro è materia viva, è da lì che parte tutto.

Francesca Pacini - giornalista, art director.

Francesca Pacini è giornalista, art director, docente. Sempre in moto, vive e lavora tra Roma e le Marche, dividendosi fra più contesti, tutti però legati alla parola e all'immagine che a volte la accompagna. Non trova mai pace: il suo motto è "lavori in corso".

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